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26 mila miliardi di motivi per contrastare il cambiamento climatico

L’ultimo studio della Global Commission on the Economy and Climate mette in mostra i vantaggi economici dati da una decisa azione climatica

Quanto ci costa? È la domanda che spesso ci si pone, su piano mediatico e decisionale, in relazione al passaggio da un mondo basato sui combustibili fossili a uno più pulito, smart e a misura d’uomo. Insomma, uno più sostenibile. Un quesito, però, sbagliato. Perché non messo in relazione con la convenienza che invece si avrebbe nell’agire sulle questioni ambientali, come il cambiamento climatico.
Proprio per mettere in mostra i benefici legati alla trasformazione del mondo dell’economia, arriva il nuovo report della Global Commission on the Economy and Climate, gruppo presieduto dall’ex presidente messicano Felipe Calderon, di cui fa parte anche l’economista Nicholas Stern, autore dell’ormai celebre “Rapporto Stern” del 2006.
Nello studio, reso noto il 5 settembre, dal titolo “Unlocking the inclusive growth story of the 21st century: accelerating climate action in urgent times”, il gruppo di lavoro sostiene che la quantità di denaro che l’umanità potrebbe risparmiare grazie a una decisa azione climatica è pari a circa 26mila miliardi di dollari, entro il 2030.
Cifra, per essere chiari, data dai minor costi da sostenere rispetto a quelli generati dallo scenario “business as usual” (quello dove in pratica non si interviene), per difendersi dagli impatti negativi che il cambiamento climatico produrrà nei prossimi anni.
Nonostante i passi in avanti, sia sul mercato che sulle tecnologie utilizzate, sostiene il report, stiamo perdendo la battaglia sul clima. L’azione di contrasto al climate change è lenta e poco decisa, pur avendo dalla sua vantaggi capaci di portare netti miglioramenti nel benessere e a livello occupazionale. Basti pensare che, entro il 2030, si potrebbero creare circa 65 milioni di posti di lavoro a basse emissioni di carbonio ed evitare 700 mila morti premature per inquinamento atmosferico. 
“Stiamo sottovalutando enormemente i benefici di questo nuovo modello di crescita economica - sostiene Nicholas Stern -, i danni enormi che il cambiamento climatico è in grado di generare sono sempre più evidenti, e ci stiamo pericolosamente avvicinando al punto di non ritorno. Dobbiamo utilizzare questa nuova storia della crescita, combinazione molto attraente di città in cui possiamo muoverci, respirare ed essere produttivi, di infrastrutture sostenibili che non sono solo pulite ed efficienti, ma che resistono anche a condizioni climatiche estreme sempre più frequenti e gravi, e di ecosistemi più produttivi, robusti e resilienti”.

Poiché capaci di influenzare gli investimenti del prossimo decennio, fondamentali saranno le decisioni da mettere in campo entro il 2020. Occorre dare “priorità per un’azione urgente”, sostiene la Commissione, se si vuol mantenere l’aumento della temperatura media terreste al di sotto dei 2° centigradi (come stabilito dall’Accordo di Parigi).
Bisogna intervenire in quelli che vengono identificati i 5 settori chiave dell’economia. Dall’ammodernamento delle città, fino a una produzione sostenibile nel settore alimentare, senza dimenticare la transizione energetica, la gestione dell’acqua e l’innovazione industriale.
Tocca alla classe politica velocizzare la transizione. Innanzitutto, c’è bisogno di un prezzo del carbonio adatto a guidare la trasformazione del mercato. C’è poi la questione degli investimenti, da dedicare a infrastrutture sostenibili attraverso il supporto di programmi locali e nazionali.
Da non sottovalutare l’importanza del settore privato, va sfruttato per liberare l'innovazione e far avanzare la trasparenza nelle catene di approvvigionamento, istituendo regolamenti che puniscano e scoraggino chi dell’insostenibilità ne fa un business.
Infine, si raccomanda un nuovo approccio, più incentrato sulle esigenze delle persone. In modo da redistribuire la ricchezza accumulata, garantire l’equità sociale, permettendo così una giusta ed equa transizione.

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Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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