Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
Il Papa dichiara l’emergenza climatica
Per la prima volta nella storia la Chiesa scrive un’Enciclica di matrice scientifica, parliamo della “Laudato Sì”, dove ci si interroga sul destino della nostra casa comune, sui problemi ambientali da affrontare con urgenza e dove vengono proposte soluzioni da mettere in campo per riuscire a contenere gli effetti devastanti del cambiamento climatico.
A 4 anni di distanza da quella pubblicazione, continua la pressione dell’Istituto cattolico e di Papa Francesco sui combustibili fossili e su chi decide di investire in questo settore.
A partire dal maggio del 2015, diversi enti cattolici sparsi su tutto il globo hanno deciso di far venire meno i propri fondi disinvestendo da banche e assicurazioni che finanziavano attività poco inclini alla sostenibilità ambientale.
L’ultimo annuncio in questa direzione è arrivato qualche giorno fa, il 14 giugno, momento in cui Papa Francesco ha lanciato un ulteriore avvertimento sul cambiamento climatico.
“Di fronte a un’emergenza climatica, dobbiamo prendere opportuni provvedimenti, per poter evitare di commettere una grave ingiustizia nei confronti dei poveri e delle future generazioni”, ha dichiarato il Pontefice facendo riferimento alle compagnie di combustibili fossili e ai loro principali investitori istituzionali durante una riunione convocata in Vaticano.
Durante l'incontro il Papa ha ricordato l’obiettivo che il mondo si è (im)posto con la firma dell’Accordo di Parigi: “Gli effetti sul clima saranno catastrofici se oltrepassiamo la soglia degli 1.5 gradi centigradi (inteso come aumento medio della temperature rispetto ai livelli pre-industriali del 1880) delineata nell’obiettivo dell’Accordo di Parigi – ha sottolienato facendo riferimento al rapporto dell’IPCC -. Il Rapporto avverte, inoltre, che manca solo poco più di una decade per raggiungere questa barriera del riscaldamento globale”.
La preoccupazione del Papa sulle compagnie di combustibili fossili che continuano a far soldi a discapito del benessere collettivo è piuttosto nota. Una preoccupazione legittima, avvalorata da dati e intenzioni palesate dalle compagnie petrolifere negli ultimi mesi.
È il caso della ExxonMobil che ha annunciato un aumento della produzione di greggio del 25%. Un modo quantomeno ambiguo di affrontare la vicenda climatica, soprattutto da parte di chi dichiara di voler rispettare l’Accordo di Parigi e di voler combattere gli effetti negativi della crisi climatica in “modo sicuro e responsabile”.
Nel comunicato diffuso dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, una rete composta da più di 900 organizzazioni e migliaia di cattolici che agiscono insieme per risolvere la crisi climatica, si legge che “l'approccio adottato da ExxonMobil è indicativo delle tendenze in atto in tutto il settore. Analisti rispettati dell’industria prevedono che nei prossimi 5 anni saranno perforati un milione di chilometri di nuovi pozzi di petrolio e gas”; e questo nonostante sia stato diverse volte chiarito che “l’Accordo di Parigi consiglia chiaramente di mantenere nel sottosuolo la maggior parte del carburante fossile… La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà!”
Dall’altra parte, però, Papa Francesco ha ricordato che c’è una parte di mondo che si sta spendendo in prima persona per questi temi. Come il movimento studentesco per il clima nato sulla scia di quanto fatto dalla giovane svedese Greta Thunberg, e come molti istituti cattolici che diffondono attività sempre più ambiziose per accelerare la transizione verso un'economia basata sull'energia pulita.