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L'Australia emette di più

L'Australia ha aumentato le proprie emissioni anziché diminuirle, così come stanno facendo altri paesi

Non è un buon auspicio per la Cop 24 iniziata da poco. L'Australia, paese che più di altri è contrario ad azioni incisive contro i cambiamenti climatici continua ad aumentare le proprie emissioni di gas climalteranti. La quantità dei gas serra emessi da questo paese, infatti, sono continuate a crescere nel secondo trimestre del 2018, chiudendo gli ultimi dodici mesi con il tasso di crescita più alto degli ultimi sette anni.

Tutto ciò lo indica l'ultimo rapporto trimestrale del Dipartimento dell'Ambiente australiano, secondo il quale il totale delle emissioni di CO2 equivalente alla fine di giugno sono state di 533,7 milioni di tonnellate, un aumento di 3,4 milioni di tonnellate rispetto a un anno prima.

Il settore elettrico rimane quello che contribuisce maggiormente alle emissioni, ma la sua quota continua a restringersi dopo la chiusura di centrali a carbone e il crescente utilizzo di energie rinnovabili. Le emissioni dal settore della generazione di elettricitá sono diminuite di quasi il 14% dopo la punta raggiunta nel 2009, mentre l'inquinamento industriale ha raggiunto 182,4 milioni di tonnellate nei 12 mesi fino a giugno, una diminuzione del 2,8%.

La rapida crescita di produzione di gas naturale liquido ha aumentato le emissioni, che insieme con quelle dell'estrazione e trattamento di carbone, petrolio e gas ha registrato un balzo del 5,2% in un anno fino a 54,7 milioni di tonnellate. Quindi si tratta si di una crescita, ma rallentata, cosa che è stata bene accolta dal governo conservatore di Canberra, che ha mandato la ministra dell'Ambiente Melissa Price al vertice sul clima in Polonia. L'Australia ha sottoscritto all'accordo sul clima di Parigi impegnandosi a ridurre le emissioni entro il 2030 tra il 26 e il 28% rispetto ai livelli del 2005. Ma le emissioni annuali tuttavia sono aumentate dalla metá del 2015 in termini di tendenze.

E la dinamica di ciò che succede in Australia è il paradigma di quello che sta accadendo in altre nazioni. La firma all'Accordo di Parigi c'è ma quando si scende sul piano delle misure concrete allora si vedono tutti i limiti dell'accordo stesso che non è vincolante e fissa non delle quote, ma solo dei valori di temperature. E infatti sulle regole per ora tutto è arenato. Due appuntamenti nel 2018, Bonn e Bangkok, si sono conclusi con un nulla di fatto, demandando una serie di decisioni imponenti all'appuntamento in Polonia che, detto tra parentesi, è il più grande produttore di carbone europeo e non ha annullato, nonostante la firma dell'Accordo di Parigi, il progetto di realizzare nei prossimi anni ben dieci GW di nuove centrali a carbone.

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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