Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
Pianeta in fumo
Che le sigarette facciano male alla salute, sia “di chi fuma che di chi ti sta intorno” (come recita lo slogan stampato sui pacchetti di sigarette), è un fatto ormai chiaro, anche alla categoria dei fumatori. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha infatti più volte ribadito l’esigenza di nuove politiche a tutela della salute delle persone in questo campo. Ciò che fino a ora, invece, era meno conosciuto, è l’impatto negativo generato dall’intera filiera di produzione del tabacco sul pianeta. Effetti indesiderati descritti per la prima volta nello studio, proprio dell’Oms, dal titolo “Cigarette smoking: an assessment of tobacco’s global environmental footprint across its entire supply chain, and policy strategies to reduce it”.
"Il controllo del tabacco è una questione importante legata allo sviluppo – sostiene Vera Luiza da Costa e Silva, capo del segretariato dell’Fctc (la Convenzione dell’Oms che mira a controllare l’uso del tabacco nel mondo) -. I danni all'ambiente che si verificano durante l'intero ciclo di vita dei prodotti del tabacco è enorme, causa deforestazione e inquinamento delle acque, dovuto all'uso di pesticidi e dei rifiuti di sigarette”.
E infatti, a livello globale, secondo la ricerca, per sostenere una produzione pari a 32,4 milioni di tonnellate di tabacco “verde”, trasformate poi in 6,48 milioni di tonnellate di tabacco “secco”, funzionale alla produzione di 6 mila miliardi di sigarette all’anno, vengono liberate in atmosfera circa 84 milioni di tonnellate di anidride carbonica (circa lo 0,2% delle emissioni totali annue).
Oltre alla questione climatica, c’è però anche quella legata alla sottrazione dei suoli e all’inquinamento delle falde acquifere. Si calcola che in fase di produzione vengono rilasciate 490 mila tonnellate di “diclorobenzene”, un particolare composto organico derivato dal benzene, cancerogeno per la salute umana e tossico per l’ambiente (viene utilizzato per la sua caratteristica aromatica).
Per quanto riguarda l’impronta ecologica, sono circa 22 miliardi le tonnellate di acqua consumate e oltre 5 milioni di ettari di suolo utilizzati. Senza dimenticare, poi, il grande fabbisogno energetico richiesto dal settore.
Quasi tutta la produzione viene concentrata nei Paesi poveri, nonostante siano i Paesi ricchi a godere della maggior parte dei benefici monetari. Tra i primi dieci Paesi produttori nove sono in via di sviluppo, quattro di questi a deficit alimentare (l’offerta alimentare del luogo non è in grado di soddisfare la domanda interna): India, Zimbabwe, Pakistan e Malawi.
"Le multinazionali del tabacco con sede in paesi ad alto reddito stanno letteralmente, e metaforicamente, bruciando le risorse e il futuro delle persone più vulnerabili del nostro pianeta”, dichiara Nicholas Hopkinson, coautore del rapporto che infine aggiunge: “Oltre alla morte e alle malattie causate dal fumo attivo e passivo, il pubblico deve essere consapevole dell'impatto ambientale dell'industria del tabacco. Le sigarette dovrebbero essere pensate come un prodotto non etico, non solo come nocivo per i singoli consumatori ".