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L’incessante crescita delle emissioni

L’Organizzazione meteorologica mondiale certifica l’inefficacia dell’azione politica: i tagli delle emissioni promessi dai Paesi a Parigi nel 2015 sono "totalmente inadeguati".

La concentrazione di gas a effetto serra ha raggiunto un nuovo record, l’infomazione arriva dall’ultimo studio dell'Organizzazione meteorologica mondiale (World meteorological organization, Wmo) delle Nazioni Unite.
La quantità di CO2 emessa in atmosfera lo scorso anno è stata ben oltre la media dell’ultimo decennio, l'azione messa in campo dai Paesi non ha dunque avuto grossi effetti fino a ora.
Gli scienziati di tutto il mondo calcolano che le attuali emissioni devono ridursi della metà entro il 2030 per dare buone possibilità di limitare il riscaldamento globale a un aumento medio di 1.5 gradi centigradi, oltre il quale centinaia di milioni di persone soffriranno i pesanti impatti dettati dal cambiamento climatico, quali ondate di calore, siccità, inondazioni e povertà, come suggerito dall’ultimo rapporto speciale dell’Ipcc.

“Non vi è alcun segno di rallentamento, né tanto meno un declino, nonostante tutti gli impegni previsti dall'Accordo di Parigi. Dobbiamo aumentare il livello di ambizione per il bene del futuro benessere dell'umanità – ha dichiarato Petteri Taalas, segretario generale del Wmo -. Vale la pena ricordare che l'ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione comparabile di anidride carbonica è stata tra i 3 e i 5 milioni di anni fa. Allora la temperatura era di 2 - 3 gradi più calda rispetto a ora, e il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso”.
In sostanza, il Wmo sostiene che tre quarti dei tagli alle emissioni promessi dai Paesi a Parigi nel 2015 sono "totalmente inadeguati", inoltre altri studi citati dal Wmo evidenziano come continuando di questo passo, i Paesi sono destinati entro il 2030 a raddoppiare la produzione di combustibili fossili. Uno scenario che, se realizzato, renderebbe vano qualsiasi tentativo di contenere gli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Il rapporto Wmo, pubblicato il 25 novembre, ha rilevato che la concentrazione media globale di anidride carbonica ha raggiunto le 407,8 parti per milione nel 2018, rispetto ai 405,5 ppm nel 2017. Una quantità più alta del 50% rispetto al 1850, in pratica prima che la rivoluzione industriale incentivasse l’uso di carbone, petrolio e gas.
Dal 1990, l'aumento dei livelli di gas serra ha potenziato del 43% il riscaldamento globale. La CO2 emessa per attività antropica è senz’altro la causa principale dell’aumento della temperatura, insieme al protossido di azoto e al metano, che registrano pure loro una crescita nella quantità presente in atmosfera.
"La CO2 in atmosfera è la cosa che più incide nel ‘Doomsday Clock’ (Orologio dell’apocalisse che rimane a due minuti dalla mezzanotte, ossia il punto di svolta oltre il quale l'umanità non riuscirà a evitare una catastrofe) - ha sostenuto John Sauven, direttore di di Greenpeace UK -. La nostra capacità di preservare la civiltà come la conosciamo, evitare l'estinzione di massa delle specie e lasciare un pianeta sano ai nostri figli dipende solo da noi, dobbiamo agire con urgenza".

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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