Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
Bioedilizia, costruire in legno a km zero è possibile
Fare filiera in modo equo e sostenibile, per ridare lustro all’uso del legno locale e sfruttarlo in modo attento anche a fini di bioedilizia. È l’obiettivo da cui sono partiti nel Canavese, in Piemonte, una serie di progetti che coinvolgono diverse aziende e cooperative locali. A evidenziare la pratica virtuosa è “Smart & Green Community” un testo di studio e di ricerca ideato e promosso dalla delegazione piemontese dell’Uncem (Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani), finalizzato a dar spazio a idee e temi che hanno a che fare con: coesione, crescita inclusiva, sostenibilità per i territori.
Bioedilizia a km0, il progetto
Al cuore di tutto è il progetto di filiera forestale del Canavese con le sue diverse realtà produttive:
- il Consorzio Forestale del Canavese che gestisce quasi 4.000 ettari di boschi, prevalentemente castagneti;
- la Cooperativa Valli Unite del Canavese, dedicata ad attività forestali, recupero del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico con tecniche di ingegneria naturalistica;
- la Segheria Valle Sacra, il cui fine è la valorizzazione del legname attraverso la sua trasformazione.
“Se all’inizio dello sviluppo del progetto, le attività produttive si limitavano a produrre paleria di castagno e carpenteria in legno per l’edilizia, oggi, con la collaborazione di questi nuovi soggetti, l’obiettivo diventa costruire in bioedilizia con legname piemontese”, è spiegato nella guida, aggiungendo che i nuovi attori che condividono questo sogno sono la Coop. Edilcasa di Biella, specializzata in bioedilizia e il gruppo industriale Iris/Laserlam, che sta progettando la ristrutturazione e la rivitalizzazione di borgata Ambornetti a Ostana, in Valle Po, totalmente in bioedilizia con legname di castagno piemontese.
Non si nascondono le numerose difficoltà nonché gli ostacoli che “vengono anche dall’UE che non prende in considerazione il legname presente in Piemonte per la certificazione ai fini strutturali, ma tende a privilegiare legni di qualità molto inferiore come l’abete rosso”.
Centro di promozione dei prodotti in legno, un progetto CasaClima
Per questo il primo passo per la realizzazione del progetto per lo sviluppo della filiera forestale è la realizzazione del Centro di promozione dei prodotti in legno del Canavese a Castellamonte. Si tratta di una struttura in classe A, secondo i parametri CasaClima, interamente in legname piemontese di latifoglia. La descrizione particolareggiata del Centro mostra un lavoro accurato, la cui parte strutturale è in travi di castagno massello, le pareti sono a telaio e la struttura del telaio è in bilama di pioppo. I serramenti sono in legno di castagno termotrattato a 140 °C e non hanno trattamenti chimici preservanti o verniciature. I pavimenti sono stati realizzati in legno, in rovere termotrattato a 180 °C, e in castagno termotrattato a 110 °C. Tutto il rivestimento esterno è in legno piemontese, castagno e frassino. Da qui la conclusione:
“La struttura dimostra che si può utilizzare legno piemontese per costruire in bioedilizia, senza importarlo da altre regioni o dall’estero; non è vero che i nostri boschi sono poveri. Abbiamo legno di ottima qualità da valorizzare per diversi usi, anche grazie ai sistemi avanzati di termotrattamento, realizzati in Canavese, che rende il legno più stabile e adatto anche per usi esterni, andando anche a sostituire legnami molto costosi provenienti da Africa e Asia”.