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Epidemie, come la calce salvò Ostuni dalla peste

Antico materiale da costruzione ed antimicrobico naturale, la calce salvò la città di Ostuni dagli effetti devastanti delle peste del XVIII secolo

Puglia, Ostuni, seconda metà del ‘700: l’epidemia di peste che nei secoli passati aveva già mietuto milioni di vittime in Europa ed Asia, raggiunse il borgo pugliese, la Città Bianca. È grazie al massiccio impiego di calce, utilizzata allo scopo di dar luce ai vicoli e all’abitato in generale, che la cittadina si è aggiudicata questo aggettivo. I suoi abitanti, tuttavia, non avrebbero mai potuto immaginare che questa pratica li avrebbe salvati dalla peggiore epidemia che l’umanità avesse mai dovuto fronteggiare: la peste nera.  

La calce è nota fin dalle origini più remote dell’edilizia urbana. Questo materiale da costruzione, ottenuto dalla cottura a temperature intorno agli 800°C di rocce calcaree, veniva ridotto sottoposto ad un prolungato processo di riscaldamento fino ad ottenere una polvere, la calce viva od ossido di calcio (CaO). Ed è proprio questa polvere che veniva impiegata per dar vita alla “vernice di calce” con la quale gli ostunesi rivestivano le proprie abitazioni. Inconsapevolmente però, oltre ad abbellire il loro borgo, stavano contrastando attivamente il bacillo Yersinia pestis, l’agente eziologico della peste.

Alla base del processo risiede la natura chimica della calce. L’ossido di calcio che costituisce questo materiale - e ancor di più l’idrossido, una volta unito all’acqua (“calce spenta”) - è una molecola dalle spiccate caratteristiche basiche, caratteristiche che la rendono al contempo un antimicrobico naturale. I batteri, infatti, difficilmente riescono a proliferare in ambienti altamente basici e per questo motivo si suppone che ad Ostuni la calce abbia avuto un ruolo cruciale nell’arginare gli effetti più disastrosi della malattia.

Oggi - mentre l’umanità si trova a fronteggiare un’epidemia di diversa natura, virulenta piuttosto che batterica - grazie alle sue caratteristiche di traspirabilità, durevolezza, conduttività e lavorabilità, la calce continua ad essere un materiale di prima scelta nel panorama edilizio mondiale. Non solo, complici le sempre più raffinate tecniche di lavorazione, questo antico materiale sembra che abbia un posto riservato anche nelle avanguardie della bioedilizia e dell’architettura sostenibile.

Autore

Simone Valeri

Simone Valeri

Laureato presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Divulgare, informare e sensibilizzare per infondere consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore ambientale e si dedica alla realizzazione di video-report per raccontare piccole realtà virtuose dedite all'agricoltura sostenibile in Italia. 
 
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