Oltre la casa passiva, Lark Rise è la casa che produce energia
L’architetto Justine Bere, di recente, ha progettato Lark Rise: una casa, sì passiva, ma in grado di produrre energia elettrica. In che modo? Combinando un sistema fotovoltaico da 12,4 kWp sul tetto, una batteria da accumulo da 13kWh e un veicolo elettrico. La batteria, in realtà, si è rivelata necessaria solo in un secondo momento, quando si è visto che l’abitazione era in grado di generare il doppio della potenza di cui aveva bisogno. Di conseguenza, anche l’auto elettrica è stata aggiunta al progetto allo scopo di valutare quanta energia solare in eccesso è disponibile per la sua autoalimentazione e per soddisfare i fabbisogni energetici degli abitanti della casa. Una pompa di calore elettrica ad aria, inoltre, provvede al riscaldamento dei pavimenti, dell’acqua e dell’aria. Non solo, Lark Rise sarebbe anche in grado di ovviare ad uno dei principali problemi che affligge il fotovoltaico. I picchi di consumo energetico, tipicamente di mattina e di sera, non coincidono con il graduale aumento di produzione di energia solare durante il giorno. L’accumulo di energia mediante l’utilizzo di una batteria come quella del progetto di Bere, risolvono l’inconveniente.
Dalla mente del fisico tedesco Wolfgang Feist e del ricercatore svedese Bo Adamson viene teorizzato, ormai trent’anni fa, il concetto di casa passiva che, in tempi recenti, vede una sempre maggiore applicazione. L’idea è semplice: utilizzare materiali ad elevato potere isolante e sfruttare l’esposizione alla luce solare per realizzare abitazioni che non necessitano di impianti di riscaldamento o di raffreddamento. La corretta realizzazione di una casa passiva prevede, innanzitutto, un’ottima coibentazione delle pareti e delle finestre che determini una trasmittanza, ovvero la tendenza di un elemento a scambiare energia, rispettivamente inferiore a 0.15 e 0.8 W(mq°K). I ponti termici, zone dove la densità di flusso termico è maggiore, inoltre, devono essere assolutamente evitati. La progettazione dell’edificio deve poi tener conto del rapporto superficie/volume, il quale deve mantenersi basso per minimizzare il fabbisogno di energia termica. Strutture con forma cuboide o cubica, ad esempio, rispettano efficacemente questo requisito.
Un caso italiano, pugliese per la precisione, che ha visto la realizzazione di una struttura con queste caratteristiche è Villa Miriam, costruita in provincia di Monopoli. Su progetto dell’architetto Franco Longano la villa è stata costruita con sistema holzius, una tecnica che permette la realizzazione di pareti e solai in legno senza utilizzare colla o parti metalliche. Il risultato? Un’abitazione i cui consumi invernali sono inferiori a 15 kWh/mq anno. Se con abitazioni così concepite si minimizzano fortemente i consumi ed i fabbisogni energetici, il recente progetto inglese potrebbe determinare un superamento del semplice modello di casa passiva. Rivoluzioni energetiche intelligenti a confronto che confermano la tendenza odierna dell’architettura verso la sostenibilità che oltre alla riduzione degli impatti ambientali degli edifici riducono le spese monetarie di chi le abita.