Il Policlinico di Milano cambia volto: l'intervista a Stefano Boeri
“Quello di cui stiamo parlando non è solo la costruzione di un ospedale all’avanguardia nel centro della città, ma di un grande progetto con implicazioni su tutto il territorio cittadino da un punto di vista sociale, urbanistico, architettonico, culturale e ambientale”. Così Marco Giachetti, presidente dello storico Policlinico di Milano ha commentato il progetto proposto e portato avanti dall’architetto Stefano Boeri insieme a Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra. L’intervento di rigenerazione urbana sostenibile, approvato dalla giunta milanese a luglio 2018, consiste nella demolizione di un’area di 22 mila metri quadrati che verrà ricostruita e ampliata fino a raggiungere un’area definitiva di quasi 170 mila metri quadrati. Il sistema attuale, costituito da un recinto e da numerosi padiglioni singoli verrà quindi completamente riqualificato e rinnovato lasciando il posto ad un sistema perfettamente integrato nel tessuto urbano.
Un giardino pensile di 6mila metri quadrati è la vera innovazione del progetto. Il “giardino in quota” del Policlinico di Milano ospiterà 100 alberi di grandezza variabile e diverse specie arbustive allo scopo di offrire uno spazio dedicato alla riabilitazione e ad attività ludiche e terapeutiche di vario genere come la pet therapy. Sarà collocato sopra il tetto della piastra centrale che connetterà i blocchi Nord e Sud e sarà accessibile dal piano terra grazie ad una galleria pedonale (arricchita con servizi commerciali) ed un ascensore. Ma, senza ulteriori anticipazioni, entriamo nel vivo del progetto attraverso le parole dell’architetto Stefano Boeri.
In cosa consiste il progetto previsto per il Policlinico di Milano?
L'idea è quella di realizzare nel cuore di Milano un nuovo tipo di struttura sanitaria pubblica, che integri percorsi di cura con spazi pubblici di condivisione. Nello specifico, il nuovo complesso ospedaliero sarà costituito da due blocchi di 7 piani (stecche) in cui saranno collocate le degenze dei poli principali - quello medico e quello materno/infantile - mentre un corpo più basso (piastra), al centro tra i due poli, ospiterà le sale operatorie. Il Progetto da un lato garantirà una migliore fruizione degli spazi e dei servizi ospedalieri, dall’altro contribuirà a rendere il Nuovo Policlinico un punto di riferimento per la città.
Un progetto di queste proporzioni che implicazioni avrà sul tessuto urbano della città?
Il nuovo Policlinico nascerà accanto alla Fondazione Ca’ Granda, il primo Ospedale di Milano e attualmente sede dell’Università Statale. Una parte essenziale del progetto è stata dedicata a cercare di valorizzare il dialogo tra un luogo storico e di altissimo valore simbolico per Milano e la razionalizzazione della nuova struttura ospedaliera. Anche per questo, abbiamo cercato di far sì che il Policlinico diventasse –anche grazie al nostro progetto- un sistema urbano permeabile, attraversato da una Galleria pubblica con funzioni commerciali e terziarie, che collegherà via della Commenda con via Francesco Sforza. Inoltre stiamo ragionando su una gestione condivisa del grande giardino pensile terapeutico che si troverà sul tetto del nuovo Policlinico; si è aperto un dialogo con altri grandi istituzioni culturali presenti nell'area e profondamente radicate nel tessuto urbano e sociale della città, come il MUBA, la Biblioteca Sormani, l'Umanitaria, il Conservatorio di Milano e l'Università degli Studi. Il giardino sarà riservato essenzialmente ai degenti ai loro familiari e agli operatori dei vari reparti, ma potrà essere gestito in collaborazione con queste istituzioni e essere aperto al pubblico per eventi particolari, prevalentemente a carattere ludico e terapeutico.
Quali elementi ritiene i più innovativi?
Senz’altro l’integrazione delle funzioni sanitarie e ospedaliere con le attività e i servizi per la città. E poi le nuove tecnologie applicate ai sistemi sanitari e i servizi di cui l’ospedale si doterà, così come il layout distributivo che rappresenterà un modello inedito per gli spazi della cura a Milano.
Quali elementi, invece, rimandano al movimento della Urban Forestry da lei promosso?
Il giardino pensile di 6.000 mq - pensato in continuità con il sistema del verde pubblico milanese - oltre a rappresentare di per sé un’innovazione nel modo di concepire lo spazio della cura oggi, si inserisce in un discorso più ampio legato al tema della presenza della natura nelle città contemporanee. Basti pensare all’impatto positivo che ha la vegetazione sul benessere e sulla salute dei cittadini: assorbendo le polveri sottili e la CO2 presenti nell’atmosfera, le piante contribuiscono realmente a migliorare la qualità dell’aria - e quindi della vita - nei contesti urbani, riducendo drasticamente l’inquinamento e di conseguenze le patologie ad esso legate. Questo chiaramente ha un valore ancora più importante quando si parla di una struttura ospedaliera; una realtà come il nuovo Policlinico potrà davvero diventare un modello per la forestazione urbana, oltre che un vero e proprio polmone verde per Milano. Credo tuttavia che la forestazione urbana, più che un movimento, sia una strategia necessaria per il futuro delle città. Per questo è importante che anche Milano stia dando un segnale positivo –con il progetto di piantare 3 milioni di nuovi alberi entro il 2030- e in linea con quanto accade oggi nelle grandi metropoli internazionali.
Nel dettaglio, quali sono le caratteristiche del “giardino in quota” del progetto?
Il giardino, delle dimensioni di un campo da calcio, è concepito per favorire differenti attività in ogni momento della degenza del paziente: dalla cura, alla riabilitazione fino ad altre funzioni terapeutiche più specifiche. Abbiamo previsto una successione di ambienti che include un’area per la riabilitazione (in cui percorsi di diversi livelli di difficoltà corrispondono a diverse pavimentazioni), un orto terapeutico con piante officinali e un giardino di “radure” in cui si potrà meditare, sostare, leggere. Ci saranno poi spazi per lo sport e aree attrezzate per il gioco dei bambini e per la pet therapy. Il disegno degli spazi verdi contribuirà ad aprire visuali inaspettate sulla città, attraverso un sistema di piccoli arbusti e piante rampicanti che faranno da elemento di connessione tra una zona e l’altra. Abbiamo lavorato con il team di esperti e botanici di Land per selezionare essenze sempreverdi o cangianti nelle diverse stagioni, in modo da valorizzare la ricchezza della biodiversità naturale e migliorare l’impatto positivo sul benessere psicofisico dei pazienti. Oltre ad una funzione ricreativo / terapeutica, il giardino avrà però anche uno scopo educativo, promuovendo la conoscenza e lo studio delle essenze vegetali, dei loro effetti benefici e del loro utilizzo nella ricerca e nella farmacopea.
Che tempistiche sono previste per ultimare il tutto?
I lavori - la cui direzione è affidata a Techint - dovrebbero iniziare questo autunno per terminare definitivamente nel 2022, anno in cui tutto il complesso sarà interamente funzionante.