Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
La soluzione allo smog che in Italia non c’è
La lotta all’aria nociva passa anche per la mobilità sostenibile.
L’Italia è il Paese con la più alta densità di auto in Europa: circa 37 milioni con un rapporto di 61 ogni 100 persone. Nel corso degli ultimi anni il mercato delle auto definite “ecologiche” (metano, gpl, ibride, elettriche) è lentamente cresciuto e al momento rappresenta il 7-8% del parco circolante. Una crescita che trova ancor più difficoltà quando si fa riferimento, nello specifico, alla categoria delle auto elettriche.
Nel 2016 nel mondo sono state vendute 800mila auto elettriche (+40% rispetto al 2015), l’1% del totale. In Italia sono appena 2500 le vetture elettriche vendute, numero che mostra la lenta espansione del settore: sono solo lo 0,1% del totale, dato che ci assegna il triste primato di fanalino di coda europeo.
Eppure ce ne sarebbe un forte bisogno. Legambiente ha inserito tra le sue proposte per combattere lo smog cittadino proprio la diffusione dei veicoli elettrici e gli ultimi report descrivono un’Italia avvolta da questa nuvola nera.
Sono, infatti, oltre 20mila le morti premature ogni anno e crescono le patologie respiratorie tra i bambini, i soggetti più vulnerabili perché bassi e più vicini alle fonti di emissione su strada. Proprio per questo motivo, quindi, tendono ad inalare un volume doppio di aria nociva rispetto agli adulti. Inoltre, hanno anche l’abitudine di respirare a bocca aperta e svolgono più attività fisica dei loro genitori. E se a tutto questo aggiungiamo anche la componente sviluppo, il polmone infatti è un organo che si completa solamente intorno ai 18 anni, allora viene fuori una sintesi completa del rischio.
Ma come mai in Italia non si sviluppa il mercato dell’auto elettrica?
Nonostante sul nostro Paese penda una procedura d’infrazione per aver sforato i limiti consentiti di biossido di azoto (componente dello smog prodotta soprattutto attraverso il processo di combustione delle auto diesel), il mercato dell’elettrico stenta a decollare.
A livello globale, è quello cinese il primo mercato per vendita di auto elettriche (+118% rispetto al 2015) ma anche i dati a stelle e strisce confermano una solida crescita del settore (+ 33%).
In Europa è il nord a trainare la transizione. Ed è soprattutto l’Olanda a distinguersi dove 1 veicolo elettrico su 4 è venduto lì. Bene anche la Norvegia che registra un +18% nelle vendite, e Francia, Germania e Regno Unito con un +12%. Male, come detto in precedenza, l’Italia che fa segnare un misero +1%.
Tra le principali ragioni del deficit italiano vi è senza dubbio la mancanza dei giusti meccanismi d’incentivazione, come sostiene l’E-Mobility Report del Politecnico di Milano.
Non è un caso, infatti, che in Norvegia gli incentivi per l’acquisto di un auto “full electric” siano pari a 20mila euro mentre in Olanda, se si vuole acquistare un’auto ibrida elettrica (le PHEV, Plug-in Hybrid Electric Vehicl), si può avere un beneficio di 9500 euro. In Italia gli incentivi sono nettamente più bassi: 3000 euro per le full electric e addirittura 2000 per gli ibridi.
Nonostante un minor numero di veicoli in circolazione, chiudiamo la classifica anche se facciamo riferimento al rapporto auto elettriche/colonnine di ricarica: 0,66 contro lo 0,99 della Svezia (anche in questo primeggia la Cina con 1,05).
Nel nostro Paese le politiche di mobilità sono in carica al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Quelle, invece, relative al “pericolo smog” fanno capo al Ministero dell’Ambiente. Sarebbe quanto mai opportuno che cominciassero a parlare tra loro.