Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
Italia: ogni anno 66000 morti per polveri sottili
Nuovamente sotto la lente d’ingrandimento la qualità dell’aria italiana.
Il 27 aprile la Commissione europea ha infatti inviato un nuovo monito al nostro Paese, nel documento si legge: “La Commissione europea esorta l'Italia ad adottare azioni appropriate contro l'emissione di PM10 al fine di garantire una buona qualità dell'aria e salvaguardare la salute pubblica, dal momento che tale paese non è ancora riuscito a risolvere il problema dei livelli persistentemente elevati di polveri sottili (PM10), che rappresentano un grave rischio per la salute pubblica”.
E a spaventare sono anche i numeri, i più alti in Europa, che il documento sottolinea: “Ogni anno l'inquinamento da polveri sottili provoca nel paese più di 66 000 morti premature, rendendo l'Italia lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa al particolato, secondo le stime dell'Agenzia europea dell'ambiente”.
La lettera fa seguito alla messa in mora dello scorso giugno, ora il nostro Paese ha due mesi di tempo per attivarsi se vuole evitare la Corte di Giustizia dell’UE.
Secondo la Commissione superano il limite giornaliero le zone situate in Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia.
Eccedono, invece, i valori soglia annuali Venezia, Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio).
Oltre all’Italia, il provvedimento interessa altri Stati membri: Belgio, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria, mentre per Bulgaria e Polonia si attende la decisione della Corte europea di giustizia.
La direttiva europea sulla qualità dell’aria
In passato l’Italia era stata già ritenuta responsabile della violazione della direttiva sulla qualità dell’aria (biennio 2006-2007) ma, evidentemente, le misure adottate non sono risultate efficaci.
Le polveri sottili, conosciute anche come “PM10”, vengono generate dalle attività connesse al consumo di energia: dal riscaldamento al raffrescamento degli edifici, dal settore dei trasporti a quello dell’industria e dell’agricoltura.
Questo particolato in sospensione nell’aria è in grado di incidere in modo negativo sulla qualità della vita dei cittadini. L’esposizione a dosi massicce può provocare asma, problemi cardiovascolari e tumore ai polmoni. Si parla spesso del numero di morti su strada e poco di PM10 che è addirittura responsabile di un numero di decessi maggiore: nella sola Italia sono 66000 le vittime per polveri sottili.
La normativa UE relativa alla qualità dell'aria in Europa (la direttiva 2008/50/CE) impone agli Stati membri di limitare l'esposizione dei cittadini a questo tipo di particolato e stabilisce valori limite per l'esposizione riguardanti sia la concentrazione annua (40 μg/m3), che quella giornaliera (50 μg/m3), da non superare più di 35 volte all’anno.
Va ricordato che oltre al PM10, l’Italia è sotto inchiesta anche per l’emissione di un altro nemico pubblico della salute: il biossido di azoto. Prodotto soprattutto dalle auto a benzina (in particolare quelle diesel), il 15 febbraio scorso la Commissione ha infatti deciso di aprire la seconda fase della procedura d’infrazione che ci vede coinvolti.