Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
Corte Ue: Italia viola norma sul PM 10
Continuano gli annosi problemi italiani con l’inquinamento atmosferico. Sono ormai diversi gli studi che confermano che il nostro è il Paese con l’aria peggiore d’Europa, responsabile di circa 80mila morti premature ogni anno (secondo l’Agenzia europea per l’ambiente) lungo tutto la Penisola. Ma la zona più martoriata dallo smog rimane il Nord e, in particolare, la pianura padana che, anche a causa di un paesaggio che non agevola il ricambio di aria, presenta rischi maggiori rispetto al resto d’Italia per i cittadini che ci vivono.
Sull’argomento è arrivata qualche giorno fa la sentenza Ue, una prima decisione della Corte di giustizia europea che recita: “l’Italia ha sforato in maniera sistematica e continuata i limiti di PM10 nel periodo 2008-2017”, inoltre “'l’Italia non ha adottato, in tempo utile, misure adeguate per garantire il rispetto dei limiti regolati dalle norme Ue sull'inquinamento dell'aria”. Una decisione per la verità attesa, che segue altre due procedure d’infrazione che pendono sul nostro Paese sempre nell’ambito dello sforamento dei limiti degli inquinanti atmosferici (PM 2.5 e biossido di azoto, altre due agenti patogeni che formano quello che definiamo comunemente smog).
Sulla decisione Ue si è espresso il presidente di Legambiente Stefano Ciafani: “Questo nuovo richiamo europeo ci ricorda l’urgenza di non disperdere le risorse del programma Next Generation Eu in progetti che non vanno nella direzione della riduzione dello smog e che non sono realmente d’interesse della collettività: è il caso, per esempio, del progetto che prevede il confinamento della CO2 nei fondali marini dell’Alto Adriatico. Piuttosto, i finanziamenti del Next Generation Eu devono essere utilizzati per rendere il Paese più moderno, sicuro e vivibile, riducendo le emissioni in atmosfera dei settori trasporti, industria, edilizia e agricoltura e investendo maggiormente sull’efficientamento energetico. Bisogna inoltre intervenire fin da subito, nel prossimo mese e mezzo, perché la nuova legge di bilancio preveda il taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente, spostandoli su innovazione ed energie pulite”.
Lo scorso gennaio con il rapporto “Mal’Aria di Città 2020”, proprio l’associazione ambientalista tracciava un bilancio decennale relativo all’inquinamento atmosferico, basato sui dati della sua campagna “Pm10 ti tengo d’occhio”, che analizzava la situazione di 67 città italiane. In particolare, ricorda Legambiente, “il 28% delle città italiane prese in esame nell’ultimo decennio ha superato i limiti giornalieri di Pm10 tutti gli anni (10 volte su 10), il 9% lo ha fatto 9 volte su 10, mentre il 12% è andato oltre 8 volte su 10. Tra le città ‘fuorilegge’ per numero totale di giorni d’inquinamento registrati Torino, Frosinone, Alessandria, Milano, Vicenza e Asti. Dati che evidenziano infrazioni sistematiche non più tollerabili”.
Procedura d’infrazione: come funziona?
Una procedura di infrazione si articola in 3 fasi, che precedono la Corte di giustizia. La prima fase prevede la messa in mora dello Stato (ed è in questa fase che si trova l’Italia per quanto riguarda la questione PM 10). Durante la seconda fase giunge allo Stato membro una lettera di avviso motivato dove l’Europa comunica che in base alle informazioni fornite comunica che la norma non viene applicata. La terza fase, in base agli esiti dei negoziati precedenti, di chiude la procedura o perché si è raggiunto un accordo sulle politiche da mettere in campo oppure lo Stato viene mandato davanti alla Corte europea di giustizia (Lussemburgo). Una volta alla Corte si attende la sentenza. Sentenza che deve essere rispettata da parte dello Stato altrimenti scatta la multa. In media, dall’avvio della procedura d’infrazione alla sentenza della Corte ci vogliono circa 54 mesi.