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In Germania mezzi pubblici gratis per contrastare lo smog

La Commissione UE sta convocando tutti i paesi che peccano di eccessivo inquinamento atmosferico, la Germania corre ai ripari

Essen, Bonn, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen, sono queste le 5 città tedesche in cui, in via sperimentale, verranno testati entro la fine dell’anno i “mezzi pubblici gratis”. Il governo federale tedesco, insieme agli stati federali e ai comuni, per ridurre il numero di veicoli privati e fronteggiare il grave problema dell’inquinamento atmosferico, stanno seriamente prendendo in considerazione il trasporto pubblico gratuito. La proposta, che sta facendo molto discutere, arriva in seguito alla convocazione di Germania e Italia dalla Commissione UE che ha contestato l’eccessivo inquinamento atmosferico e chiede impegni precisi. Il governo tedesco si è detto disposto a coprire il buco da 13 miliardi che deriverebbe dai mancati introiti derivanti dall’utilizzo gratuito dei mezzi pubblici, per evitare la sanzione da parte della Corte di Giustizia europea per l’eccesso di gas di scarico rilevato in 130 città del Vecchio continente. La proposta contenuta in una lettera inviata da tre ministri di Berlino, inclusa la responsabile dell'ambiente Barbara Hendricks, al commissario europeo all'Ambiente, il maltese Karmenu Vella, a parer di molti, ha anche lo scopo di lasciarsi alle spalle lo scandalo del 'dieselgate', che ha scosso l'industria dell'auto tedesca.

La questione oltre alla Germania, spaventa molto anche l’Italia, la Francia e la Spagna, nessuna di queste nazioni è riuscita a riportare entro il termine del 30 gennaio le emissioni di diossido di azoto e polveri sottili nei limiti previsti dagli standard comunitari, violazione costerà salate sanzioni economiche. Il ministro dell’Ambiente Galletti, la settimana scorsa, ha riproposto la Strategia Energetica Nazionale (Sen) di cui mancherebbero ancora diversi decreti attuativi. Il 14 febbraio il Coordinamento FREE, che conta 23 associazioni attive nel settore delle rinnovabili, ha ricordato che “nonostante le ripetute rassicurazioni ricevute dalle istituzioni ad oggi la Strategia Energetica Nazionale risulta inattuabile, nella parte che riguarda le fonti rinnovabili di energia, per mancanza di provvedimenti normativi che diano indicazioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi individuati”. Greenpeace invece accusa l’Italia di fare il contrario rispetto agli altri paesi: invece di puntare sull’elettrico, l’Italia ha un approccio neutrale che, nei fatti, spinge il Gpl. Tra il 2013 e il 2015 sono stati stanziati 50 milioni per avviare la realizzazione di una rete di ricarica per i veicoli elettrici ma sono stati spesi solo 6mila euro. Gli atti saranno valutati entro metà marzo. Il governo italiano può tirare un sospiro di sollievo, la sentenza arriverà dopo le elezioni.