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Edilizia in crisi, la soluzione è l’efficienza energetica

Nel periodo 2010-2016 il settore edile in Italia è crollato. Per risollevarlo una via possibile è puntare alla riqualificazione del patrimonio edilizio

L’edilizia italiana è in crollo verticale. Quanto sia grave la crisi del settore lo evidenzia il Centro studi ImpresaLavoro realizzando un’elaborazione di dati Eurostat relativi al periodo 2010-2016 in cui l’Italia risulta agli ultimi posti in Europa per andamento di produzione, ore lavorate e permessi di costruzione.

Volume della produzione

Primo fattore: l’andamento del volume della produzione nel settore e la sua variazione dal 2010 al 2016. L’Italia fa segnare un -32,2%, mentre diversi altri Paesi risultano in crescita: per esempio, la Germania (+7,6%), l’Olanda (+6,5%), il Regno Unito (+11,3%), per non dire della Danimarca (+19%), Finlandia e Svezia (entrambi con una crescita superiore al 16%). La media dell’area Euro è -8,3% e in negativo risultano anche Francia (-12,9%) e, in misura decisamente più contenuta, Spagna (-3,2%), solo per segnalare alcuni dei più importanti Paesi. Peggio di noi ci sono solo Slovenia, Cipro, Portogallo e Grecia, che fanno segnare decrementi variabili tra il -45% e il -47,6%.

Ore lavorate e permessi di costruzione

Il crollo edilizio italiano si misura anche in termini di ore lavorate, indicatore significativo – sottolinea ImpresaLavoro – per misurare con precisione l’andamento dell’occupazione del settore. Il calo nel periodo 2010-2016 è stato del 28,6%, “con evidenti ripercussioni sull’occupazione e sul numero di lavoratori lasciati a casa dalle aziende in crisi”. E mentre Cipro (-41,0%) e Portogallo (-44,1%) fanno segnare un passivo più pesante dell’Italia, “tutti i nostri principali competitor segnalano invece dati nettamente più positivi”. Non solo: il decremento è più sensibile se si pensa che la media UE 28 registra -1,7%.

E veniamo, infine, al dato riguardante i permessi di costruzione concessi per edificare nuove residenze civili: dal 2010 al 2016 l'edilizia italiana segna -65,7%. Qui il divario con la media dei Paesi dell’Unione europea a 28 (-0,1%) è incredibile.

Una via possibile: riqualificazione ed efficienza energetica

Cosa fare per risollevare la situazione? Una soluzione può essere quella evidenziata da Aicarr, l’Associazione italiana condizionamento dell’aria, riscaldamento e refrigerazione in occasione di un recente convegno in cui è stato segnalato che l’entrata in vigore del decreto legislativo 102/2014, che va a recepire quanto disposto dall’UE sull’efficienza energetica, e il Winter Package sulle proposte di modifica sull'efficienza energetica, le fonti rinnovabili e gli edifici a impatto quasi zero «assegnano un ruolo ancora più strategico all’edilizia, responsabile del 40% dei consumi e delle emissioni nazionali, un settore che in Italia rappresenta oltre il 6% dell’economia, impiega quasi due milioni di persone e un milione di imprese, per lo più piccole e piccolissime – ha affermato il presidente Livio de Santoli – Conseguire gli obiettivi comunitari significherebbe attivare investimenti per la riqualificazione degli edifici esistenti dell’ordine di 10 miliardi all’anno fino al 2020». Si tratta di 40 miliardi in quattro anni. «Per esprimere questo potenziale occorre però rimuovere le barriere tecnologiche, procedurali, sociali ed economiche per l’attivazione degli interventi, ottenere la maggior efficacia in termini di valorizzazione delle risorse finanziarie disponibili e riferirsi alla riqualificazione degli edifici esistenti per raggiungere la massima efficienza energetica nell'impiego di tecnologie innovative in un’ottica NZEB».

Sugli edifici Near zero energy building, ha sottolineato il presidente della Fondazione Astrid, Franco Bassanini, l’obiettivo comporta investimenti a lungo termine che possano permettere la transizione verso l’efficienza energetica. In questo processo di cambiamento, ha rilevato Alessandro Federici di ENEA, anche lui relatore del convegno internazionale Aicarr, l’edilizia italiana presenta barriere, ma anche interessanti opportunità da cogliere.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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