Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
Edilizia e costruzioni, boom delle italiane all’estero
L’industria italiana delle costruzioni respira di sollievo varcati i confini nazionali. Se, infatti, a livello nazionale risulta essere in crisi in conseguenza “di un decennio di mancati investimenti in infrastrutture”, all’estero cresce e si rafforza. Nel 2016 sono stati registrati 244 nuovi lavori aggiudicati, del valore complessivo superiore a 20 miliardi di euro, con autentico boom del fatturato estero: +17,8%, “il valore più alto degli ultimi 10 anni”. A segnalarlo è il Rapporto Ance 2017 che riporta uno scenario in cui le aziende, specie quelle con un fatturato annuo superiore ai 500 milioni di euro, puntano molto sul contesto internazionale: per queste “l’estero oggi rappresenta l’80,9% del valore della produzione”, riporta il documento dell’Associazione nazionale costruttori edili.
Sono sempre più numerose le imprese italiane che puntano sui mercati esteri, e anche le pmi (con fatturato sotto i 100 milioni) risultano sempre in crescita oltre confine.
Edilizia, costruzioni e Paesi di riferimento: il ruolo dell’America
Ma quali sono i Paesi di riferimento? Un ruolo importante è quello del Nord America dove si concentra quasi un quarto (23,8%) delle nuove commesse 2016, pari a 20,8 miliardi. Altri mercati importanti in termini di nuove commesse, entrambi allo stesso livello, sono l’Africa Sub-Sahariana e il Medio Oriente, con il 17,6%. L’Asia è il quarto mercato di riferimento con il 13,3%. Si assiste quindi, sottolineano gli analisti Ance, a un’autentica rivoluzione rispetto al contesto osservabile nel 2015 durante il quale era predominante il peso del continente europeo, dove ci concentrava la metà delle nuove commesse.
E anche considerando il portafoglio complessivo delle commesse in essere 2016, i mercati di riferimento non vedono l’Europa come scenario di riferimento: il Medio Oriente rappresenta il 16,6% del totale, l’Europa Extra UE il 16%, il Sud America il 15%. Nell’Europa Extra UE, invece, spiccano le commesse della Turchia (7,4 miliardi), per importanti contratti di concessione per le opere infrastrutturali, la Russia (3,2 miliardi) e la Svizzera (1,8 miliardi).
L’UE “rientra in gioco” se si considera la ripartizione geografica dei lavori in corso nel 2016: nell’Unione Europea si registra, infatti, la concentrazione più elevata di cantieri (118), con il 17% del totale, mentr si assiste alla crescita, per numero di acquisizioni, del Nord America (83 commesse, +21 rispetto al 2014).
La crescita dell’edilizia
Veniamo alla tipologia costruttiva più comune nel novero dei lavori eseguiti o in essere all’estero. Rispetto al 2004, primo anno di osservazione del Rapporto, oggi tra i 686 cantieri aperti dall’estero dalle imprese made in Italy vanno forte le infrastrutture stradali e autostradali: sul totale dei cantieri aperti 131 sono dedicati a questo tipo di opera, per un valore di 20 miliardi di euro (21,9% del totale). Ma va registrata la crescita continua dell’edilizia residenziale e non: nel 2016 costituisce più del 10% del totale del portafoglio lavori (quantificabile in 9,1 miliardi). Le opere realizzate riguardano principalmente ospedali e carceri.
Sempre in tema di edilizia, anche in termini di contratti di concessione, è la realizzazione e gestione di ospedali la voce più importante, con il 38% circa del totale delle concessioni, confermandosi la seconda voce più importante voce, dietro alle autostrade.