Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
AAA efficienza energetica cercasi
L’efficienza energetica non alberga ancora nelle scelte degli italiani se si considerano le compravendite immobiliari. L’80% delle abitazioni vendute appartiene alle classe energetiche più infime; solo alla classe G, la più scarsa, appartiene il 56% del totale compravendite, mentre il restante 24% appartiene alle classi E ed F. Lo rileva lo studio, giunto al quinto anno, condotto da ENEA, FIAIP e I-Com che "fotografa" il peso del "fattore Efficienza".
Si guarda al prezzo della casa, non all'efficienza energetica
Solo il 7% delle compravendite ha a che vedere con le classi energetiche più elevate, ovvero A e B. Il quadro che emerge è chiaro: agli acquirenti non importa la resa energetica, ma guardano al prezzo, senza rendersi conto che più la classe è alta, più si risparmia in riscaldamento e meno si spende poi. Un altro segnale che conferma il disinteresse al discorso dell’efficienza emerge anche da un altro dato: la metà degli agenti immobiliari ritiene che l’APE, ovvero l’Attestato di prestazione energetica, che raccoglie le caratteristiche di consumi ed efficienza di un immobile non incida sulle scelte di chi compra o vende. La stessa FIAIP in una nota segnala inoltre che:
“Guardando la tipologia di immobili venduti nel 2017, i meno efficienti dal punto di vista energetico sono le villette (oltre una su due, ovvero il 54,7%) e, ancor di più i bilocali (66,7%) mentre solo il 4,4% dei bilocali e l’8,7 delle villette appartiene alle classi energetiche più alte (A+, A e B).”L’efficienza energetica vale sugli immobili di pregio
Che sia un discorso legato a scelte puramente economiche lo dimostra anche il dato riguardante gli immobili di pregio: nel 2017 le vendite di abitazioni che rientrano in classe A+, A e B, le migliori, sono passate dal 14,1% del 2016 al 22,1%. Risultano in crescita anche gli immobili nelle classi energetiche più elevate oggetto di compravendita nei centri storici delle principali città italiane, dove si sale dal 6,4% del 2016 al 10,8% del 2017. Nelle zone periferiche, invece, questa percentuale diminuisce.
Ma lo studio rivela anche un altro motivo di poca attenzione al “Fattore E” ed è quello che riguarda le nuove costruzioni: lo scorso anno solo il 40% delle nuove abitazioni acquistate o cedute è risultato di elevata qualità energetica (A+, A e B) contro il 60% del 2016.
Si tratta, spiegano Enea, Fiaip e I-Com di un “dato sorprendente, considerati gli elevati standard energetici imposti dalla legge per le nuove costruzioni, che si spiega con la crisi vissuta in questi anni dal settore immobiliare e dal notevole stock di invenduto che ne è derivato: questa percentuale, dunque, appare determinata soprattutto dalla compravendita di edifici costruiti in passato e finora mai stati alienati dai costruttori originari”.Ma il problema si estende anche alle ristrutturazioni: solo il 10% degli immobili su cui è stato svolto un intervento specifico risulta nelle prime tre classi energetiche, e ciò conferma che gli italiani ancora non sfruttano gli ecobonus, ovvero gli incentivi offerti in termini di detrazioni fiscali per realizzare interventi di deep retrofit e fare davvero efficienza energetica. Le difficoltà di accesso al credito pesano sull’opportunità di procedere a ristrutturazioni energetiche.
Foto: Luca Biada / Flickr.com