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Edilizia e immobili, l’Italia “malsana”

Il Belpaese sconta un patrimonio immobiliare datato, poco efficiente e vittima di abusivismo edilizio. I dati Cresme, Unimpresa, Enea-Fiaip e Legambiente

Abbiamo spesso parlato dell’edilizia che punta all’efficienza energetica e al sostanziale miglioramento qualitativo degli stabili costruiti. Ma a fronte di questo c’è da registrare ancora oggi il “lato oscuro” di un patrimonio immobiliare fatto di immobili in dissesto, insicuri, vecchi, di classe energetica infima e di abusi edilizi.

Un Paese a forte rischio sismico. I dati Cresme

Le cronache di questi giorni hanno messo ancora una volta sotto i riflettori la fragilità dell’Italia.

Il Cresme in un focus dedicato al rischio sismico, afferma che:

“pur conoscendo la gravità del problema dell’esposizione al rischio naturale, non siamo pronti a convivere con le caratteristiche di fragilità del nostro Paese senza far pagare alla popolazione i costi del rischio.”

Le cifre sono chiare in merito: dall’elaborazione del Cresme su dati Istat, il 44% del territorio nazionale è in area ad elevato rischio (zona sismica 1 o zona sismica 2), tradotto in altri termini più di un Comune su tre (36%) lo è come lo sono i 22,2 milioni di persone residenti e gli oltre 6,1 milioni di edifici. Il problema è che pur con questa situazione si continua a costruire:

“Considerando le dinamiche insediative rispetto al 2001, a parità di comuni esposti a rischio elevato, la popolazione residente nelle aree è aumentata del 4% e il numero di edifici realizzato in questi comuni è aumentato del 7,6%.”

Immobili fuorilegge. Il punto di legambiente

Veniamo agli immobili fuorilegge. Sarebbero 17mila, come segnalato sempre dal Cresme e ripreso nel rapporto Ecomafia 2017 di Legambiente, associazione che segnala come le coste italiane siano particolarmente infestate: in Puglia e Sicilia sono oltre 700 i manufatti per chilometro quadrato, 600 in Calabria. Cresce anche il cemento lungo l’Adriatico settentrionale, con 232 immobili in Veneto e 308 in Friuli Venezia Giulia, in Toscana, Basilicata e Sardegna, con 300 circa. Legambiente non manca di segnalare che al problema dell’aumento degli abusi edilizi non corrisponde l’intervento di demolizioni degli stabili non in regola. Tutt’altro: in Italia, dal 2001 al 2011, solo il 10,6% degli immobili fuorilegge è stato abbattuto.

Edifici in dissesto: quasi mezzo milione. I dati Unimpresa

A fronte di quasi 63 milioni di edifici “sani” quasi mezzo milione di immobili risultano in dissesto, parzialmente o totalmente inutilizzabili. Lo segnala Unimpresa, che ha condotto un’analisi basata su dati della Corte dei conti e dell’Agenzia delle Entrate aggiornati al 2015. Gli edifici “malsani” sono 452.401 classificati, a livello catastale, come degradati (si tratta della categoria catastale “F”), che in rapporto ai 62.861.919 di altri immobili “sani” fanno segnare un rapporto dello 0,72%. Dieci le province più a rischio: Frosinone, Cosenza, Cuneo, Benevento, Foggia, Aosta, Siracusa, Piacenza, Verbanio Cusio Ossola, Vibo Valentia.

Immobili energeticamente colabrodo. Le cifre di Enea/Fiaip

Sempre in termini di “lato oscuro” c’è anche da considerare la fetta consistente d’immobili in classe G, ossia quella infima, che ancora è presente e anzi domina nelle contrattazioni. Lo evidenzia la Fiaip, la Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti che insieme a Enea e I-Com ha constatato in uno specifico rapporto come le compravendite di stabili in classe energetica G pesano per il 66% (monolocali) e per il 56% (ville unifamiliari), mentre la vendita di case ristrutturate in classe energetica A+, A e B varia dal 3% al 7% del mercato di riferimento.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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