Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
Acqua e Clima: si è svolto a Roma il summit internazionale
Si è concluso il summit internazionale di Roma organizzato dal Ministero dell’Ambiente su “Acqua e Clima”. Come il cambiamento climatico impatta sulla disponibilità di acqua, influenza gli eventi estremi, e come si può agire per agrinare questi problemi?
È la domanda a cui si è cercato di dare risposta durante l'evento capitolino che ha visto, nella giornata finale, la partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, unita a quella del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e del sindaco Virginia Raggi.
Si sono confrontate esperienze di gestione della risorsa idrica provenienti da ogni parte del mondo. Al summit c’erano rappresentanti di 35 organismi di bacino e di 34 bacini idrografici che, insieme, interessano circa 3 miliardi di persone sparse per i 5 Continenti.
Quelli dell’acqua sono problemi che “travalicano frontiere e Paesi e necessitano decisioni sempre più spesso planetarie – ha dichiarato il Presidente Mattarella durante il suo intervento - L’impegno deve essere corale, dalle istituzioni ai governi e ai singoli cittadini. L’acqua, elemento essenziale della vita, è un diritto di ogni abitante del paese e del pianeta. Essenziale anche per la fruizione di altri diritti. All’acqua sono legate le capacità di sviluppo e anche la pace nel pianeta. La crescita demografica e la richiesta di sviluppo accrescono la domanda di risorse e questo mentre i cambiamenti climatici ne stanno modificando l’accesso, e le sempre più frequenti inondazioni e la siccità, i fenomeni estremi mettono a repentaglio le comunità di ogni luogo”.
Comunità che, secondo un report ad opera FAO citato proprio al summit dal titolo “The impact of disasters on agriculture and food security”, hanno subito 1500 miliardi di dollari di danni nel periodo che va dal 2003 al 2013. Dove, nel 90% degli eventi estremi, il responsabile maggiore è proprio l’acqua e la sua scarsa gestione.
La voce dell’Africa
Durante il summit sono stati i Paesi africani ad animare il dibattito. L’Africa è uno di quei Paesi che a livello storico ha contribuito meno alle emissioni climalteranti ma che, per via della disposizione geografica, risente maggiormente dei colpi inflitti dal clima che cambia.
Si è parlato molto di progetti e della loro fattibilità nei Paesi in via di sviluppo. Progetti che per andare a buon fine, devono includere le popolazioni del luogo e non accantonarle. Come sottolinea Abdou Ramani Traore, Autorità del Bacino del Niger: “La Società civile subisce gli effetti dei fenomeni legati all’acqua e non deve essere accantonata, ma messa al centro dei progetti di adattamento al clima. Perché parlare di accordi internazionali, come quello di Parigi, non servirà a nulla se non serve a migliorare la condizione di queste persone. I progetti non vanno imposti ma devono coinvolgere chi vive nei luoghi interessati, altrimenti il risultato non potrà essere diverso da un fallimento”.
Ma, anche stavolta, i contrasti sono emersi soprattutto quando si parla di finanziamenti. “Non c’è tempo da perdere, i Paesi poveri ed in via di sviluppo non possono più aspettare – dichiara Kathim Kherraz, Segretario esecutivo dell‘Osservatorio del Sahara e del Sahel - C’è bisogno di un dialogo più serio per comprendere i bisogni reali delle popolazioni che subiscono in modo massiccio i colpi legati al clima ed alla siccità. E anche se alcuni economisti dicono che ci sono parametri da rispettare, abbiamo adesso necessità di fondi internazionali. Dobbiamo essere più uniti, non ne usciremo mai se ognuno rimane con le proprio convinzioni nel proprio angolo”.
La verità è che l’acqua non sembra attrarre tutti quei finanziamenti di cui ha bisogno in questo momento. Inoltre, i Paesi poveri lamentano un ritardo tra richiesta di aiuto e arrivo degli investimenti. Ritardo che si traduce in costi legati all’inazione e un rischio maggiore per il successo dell’operazione. Ma i Paesi industrializzati sanno bene di essere i responsabili dell’inquinamento e del cambiamento climatico ed anche per questo provano a mediare per nuove soluzioni.
L’Africa è il continente più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico: sette dei dieci paesi più a rischio del mondo sono in Africa dove l’acqua è la prima risorsa a risentire dell'aumento della temperatura.
La dichiarazione di Roma in sintesi
L’evento, che il Ministero dell’Ambiente ha l’intenzione di replicare ogni 3 anni, si è concluso con un documento congiunto da parte dei Paesi presenti sulle urgenti azioni da intraprendere.
Tra i punti salienti troviamo: una gestione integrata dell’acqua, organizzata a livello di fiumi, di laghi e di acquiferi, costieri, nazionali o transfrontalieri; la cooperazione su scala regionale e transfrontaliera in tema di adattamento ai cambiamenti climatici, fondamentale per contrastare i mutamenti del clima; la produzione, la raccolta, la conservazione e lo scambio di dati nell’ambito dei Sistemi Integrati di Informazione sull’Acqua; garantire l’effettiva partecipazione della società civile e delle parti interessate ai processi decisionali e inerenti la gestione, coinvolgendo anche le popolazioni locali; promuovere lo scambio di esperienze sui meccanismi più efficaci per favorire il dialogo e la partecipazione degli attori del settore dell’acqua in tutto il mondo e creare dei legami tra i rappresentanti delle autorità locali, dei settori economici e della società civile coinvolti nel processo; il raggiungimento degli SDGs entro il 2030 e l’attuazione dell’Accordo di Parigi, che richiedono un'accelerazione del finanziamento per l’azione climatica nel settore dell’acqua.