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Studio Shock: plastica nell'acqua che beviamo

Un nuovo report ci mette in guardia: l'acqua del rubinetto è contaminata da fibre di plastica nell'83% dei casi

Lo scorso anno, nel mondo, sono state prodotte circa 311 milioni di tonnellate di plastica. Di queste, soltanto il 5% della plastica è stata effettivamente avviata a riciclo. Spesso finisce nei nostri mari e rischiamo seriamente di avere più tonnellate di plastica che di pesci al 2050. Ma il resto che fine fa?
La risposta, che potrebbe non piacervi, arriva da un recente studio effettuato dall’Università del Minnesota in collaborazione con l’associazione Orb Media: la contaminazione delle microplastiche si è spinta a tal punto da essere stata riscontrata fin dentro i nostri rubinetti.
Dai 159 campioni analizzati di acqua potabile che arriva nelle case di tutto il pianeta (Europa, Stati Uniti, Uganda, Indonesia, India, Ecuador…), emerge che nell’83% dei casi è contaminata da residui plastici.
Secondo le analisi effettuate, sono gli Stati Uniti, seguiti dall’India, a possedere il tasso di contaminazione più alto con il poco invidiabile 93%, con fibre di plastica riscontrate pure negli edifici presidenziali, nella sede EPA (l’Agenzia per l’ambiente statunitense) e nella Trump Tower di New York.
Ma anche in Europa la situazione è da definirsi critica. Basti pensare che le nazioni a possedere il livello di contaminazione più basso, e cioè Francia, Germania e Regno Unito, possiedono comunque un tasso pari al 72%. In pratica in 3 case su 4 si beve acqua inquinata.

Quest’ ultimo studio rappresenta un’ulteriore step, un passo in avanti per approfondire il problema dell’inquinamento da rifiuti di plastica nelle acque. Fino ad ora, infatti, i report accademici si erano soffermati soprattutto sull’inquinamento degli oceani e sulla quantità di plastica presente nei pesci che finiscono sulle nostre tavole minando la sicurezza della catena alimentare.
“Abbiamo sufficienti dati sulla fauna marina per affermare di essere preoccupati - ha dichiarato Sherri Mason, esperto di microplastiche dell’Università Statale di New York, che ha collaborato allo studio - Se la plastica è presente nella catena alimentare e nell’acqua che beviamo, come possiamo pensare di esserne immuni?”.
Il primo pensiero degli scienziati è ora capire che effetti potrà avere sulla nostra salute. In questo senso, si sta muovendo Annie Marie Mahon dell’Istituto di Tecnologia di Galway-Mayo della Reppublica d’Irlanda che già da tempo effettua studi di settore sulla salubrità dell’acqua: “Dato che ancora non sappiamo quale sia l’effettivo impatto sulla salute umana, dobbiamo assolutamente rispettare il principio di precauzione e metterci in moto per accertare le conseguenze. L’aspetto preoccupante sono le nanoparticelle che non possiamo misurare (lo studio condotto da Orb e l’Università del Minnesota ha catturato la presenza di elementi pari a 2500 volte la grandezza delle nanoparticelle) che possono penetrare fin dentro le cellule degli organi”.

Sembra non si possa più sfuggire alla contaminazione che sta investendo l’intero pianeta.
Nel 2015, a Parigi, i ricercatori hanno scoperto che dal cielo cadono minuscoli frammenti di fibre in plastica, che entrano quindi nelle case degli abitanti. In Germania sono state analizzate 24 marche di birre: plastica presente nel 100% dei casi. Ed è stata trovata persino nel miele e nello zucchero.
Anche se durante la giornata non possiamo fare a meno di utilizzare materiali di plastica, è un problema che urge affrontare. Il 5% è davvero una percentuale molto bassa di rifiuti di polimeri avviati a riciclo e, per fronteggiare questo tipo di emergenze, le soluzioni passano anche dall’economia circolare e da una migliore gestione dei rifiuti prodotti.   

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Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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