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L’UE prova a stoppare l’uso della plastica monouso

Dalla Commissione una proposta per la messa al bando di piatti, posate, bicchieri, cotton fioc e altri prodotti in plastica

Il 28 maggio la Commissione Europea ha presentato nuove proposte per ridurre sostanzialmente l’utilizzo di platica monouso, principale responsabile del “marine litter”, inquinamento che interessa mari ed oceani.
Nello specifico, la Commissione ha messo “sotto accusa” 10 tipi di prodotti in plastica. Si tratta di cotton fioc, posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande e bastoncini per i palloncini che, secondo la Commissione, devono essere realizzati attraverso l’uso di materiali biodegradabili o comunque più sostenibili.

La nuova strategia obbliga gli Stati membri a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso entro il 2025 (incentivando i consumatori alla raccolta da un punto di vista monetario ed etico, grazie anche a campagne di sensibilizzazione sull’argomento). Inoltre, per raggiungere gli obiettivi di riduzione nazionali dei contenitori monouso, si prevede il lancio sul mercato di nuovi prodotti economicamente vantaggiosi per il singolo cittadino.

“Il progetto di direttiva sulla riduzione dell’inquinamento da plastica presentato dalla Commissione europea è un primo e fondamentale passo per contrastare il marine litter, una delle due più gravi emergenze ambientali globali insieme ai cambiamenti climatici, e più in generale per ridurre gli impatti che l’uso non responsabile di questo materiale causa all’ambiente – dichiara Stefano Ciafani, presidente dell’associazione ambientalista Legambiente, che tiene a sottolineare anche le mancanze della proposta -. Non tutte le misure previste però affrontano alla radice i problemi veri. Mancano ad esempio norme sui bicchieri di plastica usa e getta e sull’eliminazione di sostanze tossiche. L’assenza di obiettivi specifici di riduzione per gli Stati membri, inoltre, rischia di essere controproducente. Per questo chiediamo al Parlamento e al Consiglio di mettere in atto obiettivi concreti e attuabili nel breve periodo per andare oltre la plastica monouso e per alimentare sempre di più il modello di economia circolare europeo con la gestione dei rifiuti plastici”.

Diverse novità riguarderanno da vicino i produttori, “costretti” ora a contribuire in parte per la copertura dei costi di gestione e di pulizia dei rifiuti in plastica. Importante sarà pure il ruolo che svolgeranno sulla raccolta dei contenitori di alimenti (ne sono un esempio le classica buste di patatine da bar) e dei prodotti del tabacco con filtri (i mozziconi di sigaretta sono tra i rifiuti più ritrovati sui litorali). Senza dimenticare i famigerati sacchetti di plastica leggeri, molti ancora sfuggono alla filiere legale europea e, soprattutto, italiana. L’intento è rendere i cittadini informati, partendo proprio dai punti vendita, sulle conseguenze del marine litter.

Infine, diversi obblighi riguarderanno le informazioni fornite dalle etichette. Particolari prodotti, come le salviettine umidificate, dovranno riportare sulle proprie confezioni il giusto procedimento per il corretto smaltimento dei materiali onde evitare l’impatto ambientale negativo.
La buona notizia è che l’Italia in questo può vantare già una leadership normativa, essendo stata la prima nazione europea ad aver adottato leggi per la messa al bando di shopper in plastica, per i cotton fioc non biodegradabili e per le microplastiche nei cosmetici.
La Commissione si è dunque mossa, adesso la parola passa al Parlamento e al Consiglio che dovranno esprimere parere favorevole o contrario sulla proposta avanzata.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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