Freelance leccese. Inizia a lavorare come giornalista nel 2008 nella redazione tg di un'emittente televisiva locale. Fino ad oggi ha collaborato con diverse testate: dalla carta stampata al web e uffici stampa di vario genere. Si occupa prevalentemente di ambiente e cultura. Scrive sul Nuovo Quotidiano di Puglia e sulla rivista Salento Review. Per Tekneco coordina la redazione web e si occupa della gestione del social media management.
Sacchetti ortofrutta, tutto ciò che c’è da sapere sulla normativa
L'entrata in vigore delle buste dell'ortoftutta a pagamento sta scatendando delle polemiche infinite ma, soprattutto, una serie di dubbi che probabilmente hanno bisogno di qualche minuto in più da dedicare all'informazione. La teoria del complotto la fa da padrona a causa delle fake news e della corsa alla strumentalizzazione politica, in questo articolo abbiamo cercato di dare qualche info in più per permettere al lettore di avere una visione più ampia ed una opinione davvero libera da condizionamenti.
Cosa dice il decreto?
“Fatta salva la commercializzazione delle borse di plastica biodegradabili e compostabili, è vietata la commercializzazione delle borse di plastica in materiale leggero (...)"
(Gazzetta Ufficiale)
Le nuove norme sugli shopper ultraleggeri sono contenute nella legge di conversione del Decreto Legge «Mezzogiorno» (articolo 9-bis della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017) che ha avuto il via libera lo scorso agosto, nel quale si stabilisce che i sacchetti leggeri e ultraleggeri con spessore della singola parete inferiore a 15 micron devono avere anche un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40 per cento (50% a partire dal 2020 e il 60% dal 2021) ed essere idonei per uso alimentare. Secondo la direttiva europea per raggiungere questo scopo, gli Stati membri dovranno adottare delle misure che garantiranno:
- un livello di utilizzo annuale non superiore a 90 borse di plastica di materiale leggero per ciascun cittadino entro il 31 dicembre 2019 e a 40 borse di plastica di materiale leggero per persona entro il 31 dicembre 2025;
- l’adozione di strumenti volti ad assicurare che, entro il 31 dicembre 2018, le borse di plastica in materiale leggero non siano fornite gratuitamente nei punti vendita di merci o prodotti, a meno “che non siano attuati altri strumenti di pari efficacia”.
Bisogna precisare che nel 2015 direttiva comunitaria incoraggiava i Paesi membri ad abbandonare i sacchetti di plastica biodegradabile e compostabile monouso, a gennaio del 2017 la Commissione europea ha aperto ben cinque procedure di infrazione verso l’Italia, tra cui proprio quella per il “mancato recepimento della direttiva 2015/0720/UE (…) per quanto riguarda la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero”. Entro il 27 novembre 2021, la Commissione europea presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull’efficacia delle misure adottate dai singoli paesi. Gli esercizi commerciali che violeranno la legge saranno puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 a 25.000 euro.
Stiamo pagando una nuova tassa?
“Le borse di plastica in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito e tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d'acquisto delle merci o dei prodotti imballati per il loro tramite”. (Gazzetta Ufficiale)
L’obiettivo del pagamento obbligatorio sarebbe quello di creare una maggiore coscienza e consapevolezza nel consumatore, le borse di plastica in materiale ultraleggero, dunque, non potranno essere distribuite a titolo gratuito e devono avere il prezzo di vendita nello scontrino. Il testo della legge riporta: “Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni pubbliche provvedono agli adempimenti previsti dal presente articolo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.” I proventi non finiranno nelle casse del Tesoro, ma resteranno ad esercenti e grande distribuzione, a copertura dei maggiori costi dei sacchetti biodegradabili rispetto a quelli tradizionali. L'Osservatorio di Assobioplastiche chiarisce che il prezzo per ogni famiglia che fa la spesa oscillerà fra 4,17 e 12,51 euro ogni anno. Il costo di ogni singolo sacchetto oscillerà, a discrezione dell’ipermercato di riferimento, tra 1 e 3 centesimi.
Posso riutilizzare le mie buste?
Proprio su questo tema è intervenuto il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti precisando che “la vigente disciplina ambientale non prevede il riutilizzo delle borse ultraleggere”, anche se, in una circolare di dicembre scorso, Il Ministro affermava che questa possibilità “risulterebbe, in linea teorica, possibile ma solo ad alcune condizioni”, dovranno essere sacchetti nuovi e integri, conformi a quanto indicato dalla normativa ambientale e igienico sanitaria e dunque idonei al contatto con gli alimenti. Infine, i sacchetti dovranno avere lo stesso peso dei sacchetti ultraleggeri distribuiti nei negozi dal 1° gennaio 2018, data “l’impossibilità di ritarare le bilance di volta in volta in base al diverso imballaggio del consumatore”.
Posso pesare la frutta singolarmente?
Per legge e per comodità, la busta viene contata ogni qual volta si passa un codice a barre alimentare per alimenti sfusi sul lettore. Quindi, nel caso in oggetto, la persona avrà pagato una busta per ogni alimento, ciò non toglie però che ogni cassiere ha la possibilità di stornare il costo dei sacchetti qualora l’acquisto si limiti a pochi prodotti
Esiste il complotto di Renzi?
Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, è la protagonista di una delle maggiori polemiche di questi giorni, nell’articolo accusa de Il Giornale si legge che “Novamont è l’azienda italiana che produce il materiale per produrre i sacchetti bio e detiene l’80%” del mercato.” Nello stesso articolo la Bastioli viene definita “una capace manager che ha incrociato più volte la strada del Pd e di Renzi". Novamont però, non è l’unica azienda a produrre bioplastiche in Italia, anche se è il principale fornitore di polimeri biobased e compostabili. Matteo Renzi su Facebook chiarisce infatti che: in Italia “ci sono circa 150 aziende che fabbricano sacchetti prodotti da materiale naturali e non da petrolio. Hanno quattromila dipendenti e circa 350 milioni di fatturato. Anziché gridare al complotto dovremmo aiutare a creare nuove aziende nel settore della Green Economy senza lasciare il futuro nelle mani dei nostri concorrenti internazionali.”