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COP 23: passi avanti sull’Accordo di Parigi

Durante i negoziati di Bonn si è discusso soprattutto di finanza climatica, loss and damage e diritti umani. Passi avanti ma le questioni rimangono aperte

Una Conferenza di transizione. Lo si sapeva e così è stata. Tra i padiglioni di Bonn la discussione si è focalizzata principalmente su finanza climatica, danni e perdite subite dal clima che cambia e diritti umani. Questioni messe sul tavolo pure per volere della Presidenza, toccata in questa COP 23 alle Isole Fiji, tra i Paesi che maggiormente soffrono dei colpi inferti dai cambiamenti climatici.
Nota di sicuro positiva registrata a Bonn riguarda il ruolo svolto dalla società civile che attraverso svariate iniziative mostra, ancora una volta, di procedere in un mondo low carbon con passo più svelto dei negoziati.
Novità è poi l’assenza del padiglione americano. Questa infatti era la prima COP dopo l’annuncio dell’uscita dall’Accordo di Parigi di Trump. Padiglione però sostituito, appena fuori la COP, dalla delegazione non ufficiale del “we are still in”. Delegazione fatta da stati, città e società civile americana che, capitanata dal Governatore della California Jerry Brown, dichiara di voler “restare dentro” il Paris Agreement.
Legittimata anche dalle parole di Merkel e Macron, in visita a Bonn nelle giornate conclusive, che hanno dichiarato di vedere in loro i veri interlocutori della questione climatica. Un dato politico senz’altro da segnalare.

COP 23: il ruolo dell’Italia
A Bonn l’Italia si è presentata con la sua Strategia Energetica Nazionale, da poco presentata, e con un programma di borse di studio per la formazione di competenze in ambito climatico. Programma destinato ai Paesi poveri, che ha ricevuto i complimenti di Patricia Espinosa, Segretario Esecutivo dell'UNFCCC: "Desidero estendere il mio profondo apprezzamento al governo italiano per aver fornito supporto per il lancio di questo importante programma di borse di studio. Rappresenta un passo avanti nel nostro sforzo per garantire il più ampio sostegno possibile ai paesi meno ricchi per combattere il cambiamento climatico e aiutarli a costruire capacità istituzionali per realizzare vera resilienza agli impatti climatici”.
Inoltre il nostro Paese ha firmato il Powering Past Coal Alliance (alleanza che tiene insieme governi, regioni, stati, mondo del business, organizzazioni, allo scopo di mettere in atto azioni che accelerino una rapida fuoriuscita dal carbone) e si è candidato ad ospitare la COP 26 del 2020.

COP 23: l’esito dei negoziati
I negoziati registrano dei passi avanti sui seguenti temi che, però, dovranno essere perfezionati e strutturati negli appuntamenti intermedi dei prossimi mesi che portano alla COP 24.
Risultato ottenuto a Bonn, riguarda le valutazioni pre 2020. Road map per rivedere gli impegni degli Stati prima del 2020 e non dopo, come inizialmente si pensava a Parigi. Dove una prima verifica su quanto stanno facendo i Governi in materia di politiche climatiche, sarà fatta proprio alla COP 24 di Katowice (Polonia) del prossimo anno.
Su Finanza Climatica passi avanti ma rimane ancora molto da definire. Si tratta dei 100 miliardi di $ l’anno che i Paesi ricchi, dal 2020, devono dare per attività di mitigazione e adattamento ai Paesi poveri: per ora manca trasparenza sia sul conteggio per determinarne la quantità che sulla ripartizione equa tra le due attività.
C’è un altro tema caldo, centro della tornata negoziale prima di Parigi, poi di Marrakech e ora di Bonn. Parliamo del “loss and damage“, danni e perdite generate dal cambiamento climatico. Si è finalmente riconosciuta l’esistenza di questo fondo da destinare ai Paesi vulnerabili e del fatto che è storia a parte dalla finanza climatica. C’è la volontà di metterlo in piedi ma rimangono i problemi da risolvere, come quello della quantificazione: a quanto ammontano i danni monetari imputabili al cambiamento climatico?
Sui diritti umani sono due le novità da segnalare: l’Indigenous People Platform Gender Action Plan. Il primo è un accordo che si basa sul principio dell’inclusione per gli indigeni e il secondo è un programma per promuovere una maggiore partecipazione delle donne e dei gruppi di genere all'interno delle politiche sul clima. 

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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