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Lo stop alla deforestazione vale il 40% delle emissioni globali

Secondo il World Resource Institute è necessario, e conviene, bloccare la deforestazione per raggiungere gli obiettivi climatici

Come ridurre le emissioni di carbonio? Il dibattito è aperto.
Spesso la risposta è ricercata nel mondo dell’energia e nel suo processo di transizione. Ma, pur essendo fondamentale passare ad un sistema energetico pulito, basato su fonti rinnovabili, uno dei modi più significativi per ridurre la quantità di CO2 in atmosfera arriva dalla tutela delle foreste. In particolare quelle tropicali, vero e proprio polmone green del pianeta.
A rafforzare tale tesi, un nuovo studio del World Resources Institute (Wri) secondo cui la soluzione congiunta data dal “blocco della deforestazione” e dal “ripristino delle zone degradate” potrebbe rimuovere 7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera, annualmente, entro il 2030.
Per rendere meglio l’idea, sarebbe come sbarazzarsi della CO2 emessa da 1,5 miliardi di automobili: più di tutte quelle presenti nel mondo attualmente.

L’importanza della gestione, gli ultimi dati sulle foreste
Le foreste presenti in Congo e in Amazzonia sono tra i depositi di carbonio più efficienti sul pianeta, grazie sia alla tipologia di alberi che alla diversità biologica della vegetazione.
Quando questo tipo di risorsa viene abbattuta, si crea un danno duplice: oltre alla quantità rilasciata di CO2, ci priviamo pure di ottimi serbatoi per lo stoccaggio del carbonio. Un fenomeno che finisce per incidere in maniera negativa sul clima.
Secondo Greenpeace, la deforestazione contribuisce fino a un quinto delle emissioni globali generate da attività antropiche, più dell'intero settore dei trasporti mondiale.

Dagli anni '60, quasi la metà delle foreste pluviali del mondo sono state perse e le foreste tropicali vengono distrutte a un ritmo di circa 8 milioni di ettari (80.000 chilometri quadrati) l'anno, pari alla superficie della Repubblica Ceca.
È il Brasile ad aver subito le maggiori perdite. Basti pensare che tra il 2001 e il 2013 il 45,5% delle emissioni totali di carbonio dello stato sudamericano era dovuto alla deforestazione.
Un trend negativo che se invertito, potrebbe però portare diversi benefici. Il Wri sostiene, ad esempio, che lo stop alla deforestazione, oltre ad essere a basso costo, varrebbe addirittura il 40% delle emissioni globali. Le maggiori opportunità arrivano proprio dalle zone sovrasfruttate. Brasile e Indonesia su tutti: insieme contribuiscono per la metà delle emissioni dovute a deforestazione.

Diverse le cause. Gli incendi boschivi hanno di sicuro giocato un ruolo importante nel 2017, insieme alla quantità di terreno sottratta per scopi agricoli e per appropriazione di legname. Senza dimenticare, poi, il terreno occupato dall’allevamento di bestiame, il più impattante per l’ambiente.
C’è da dire che non esiste una soluzione facile da meterre in campo, soprattutto in quei paesi in via di sviluppo dove la domanda di cibo e di urbanizzazione cresce di giorno in giorno.
Ma dall’Accordo di Parigi in poi, tutti i Paesi hanno riconosciuto il ruolo fondamentale svolto dalle foreste. Sia da un punto di vista climatico, che da quello sociale ed economico. Inoltre, circa 50 paesi in via di sviluppo, che ospitano una grossa fetta di foreste tropicali, hanno promesso di reprimere la silvicoltura illegale e di puntare forte su politiche di resilienza. È il momento di mettere in pratica i buoni propositi.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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