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#StopClimateFake: la petizione contro le bufale sul clima

Arriva in Parlamento l’iniziativa indirizzata ai media italiani: troppo spazio alle posizioni antiscientifiche sul cambiamento climatico, la scienza è concorde: colpa dell’uomo.

È stata presentata il 29 ottobre alla Camera dei Deputati la petizione “#StopClimateFake - cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni antiscientifiche nei media” per combattere la disinformazione sui cambiamenti climatici, che sta prendendo sempre più piede nel mondo dell’informazione italiana, in particolare su tv e giornali.
La tesi è chiara, non è più il momento di discutere sulle cause, la comunità scientifica è concorde: il cambiamento climatico è accelerato e amplificato dall’azione dell’uomo sul Pianeta. Non bisogna quindi dare spazio a tesi antiscientifiche che danneggiano non solo il benessere di questa generazione, ma anche delle prossime.
“Dal nostro punto di vista chi nega il clima è una sorta di terrapiattista - ha dichiarato in occasione dell’evento la deputata Rossella Muroni, tra i primi firmatari -. Abbiamo bisogno di un dibattito pubblico serio su come combattere il cambiamento climatico e quali misure mettere in campo. Il tempo stringe, chiediamo dunque ai media italiani un confronto pubblico che dia conto della gravità della situazione”.

La crisi climatica è diventata una minaccia globale. Perdita di biodiversità, sicurezza alimentare, innalzamento del livello del mare, fusione dei ghiacciai e del permafrost, migrazioni, disponibilità di acqua, siccità e desertificazione, tutto viene amplificato e messo a rischio dall’aumento della temperatura. Nel dicembre del 2015 i governi mondiali, compreso quello italiano, si sono assunti l’impegno con l’Accordo di Parigi di arrestare l’aumento della temperatura media terrestre entro i 2°C (rispetto all’epoca pre-industraile), e di compiere qualsiasi sforzo per restare nel range di 1.5°C.
L’Ipcc (il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dell’Onu) con lo “special report” presentato lo scorso anno lo ha detto senza mezzi termini: per scongiurare i più gravi disastri imposti dal riscaldamento globale ci restano solo 11 anni, fino al 2030. È dunque il momento di agire.
“Per noi le persone corrono un serio rischio, il cambiamento climatico espone ognuno di noi a determinati pericoli – ha ricordato Annalisa Corrado, co-portavoce di Green Italia, che ha lanciato la petizione su change.org -. È surreale quanto spazio mediatico venga dato a posizioni totalmente antiscientifiche. In questo modo quello che passa è che la scienza sia divisa su questo tema, quando così non è. La prima cosa che abbiamo fatto per lanciare la petizione è stato coinvolgere gli scienziati. Stiamo parlando di un tema che connette tutto”.

L’iniziativa non intende censurare nulla e nessuno, ma richiama alla responsabilità sociale gli organi di informazione, spesso incapaci di gestire un dibattito scientifico.
“La scienza non è democratica - ha sottolineato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace -. L’indicatore di cialtroneria di alcuni media è dato dalla procura di New York che mette sotto accusa la Exxon per non aver avvertito i suoi azionisti dei danni generati dalle emissioni gas serra, perché loro sapevano tutto dal 1981, mentre noi presentiamo ancora come scienziati persone che non hanno mai scritto una parola sull’argomento. I media italiani devono imparare a trattare un dibattito scientifico, così si confondono le acque. Guardiamo al dibattito su Greta Thunberg, è insopportabile”.

“Nella scienza si discute tutto, ma ci sono alcuni punti fermi. È una questione di responsabilità dei media nel proporre determinati temi – ha continuato Antonello Pasini, scienziato del Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr) -. Vogliamo che in questi dibattiti non ci sia steccato ideologico ma che tutti siano uniti. Sono problemi di bene comune da affrontare insieme, non è un argomento di destra o di sinistra”.

Diversi sono gli esempi, fuori dai confini nazionali, di testate che hanno già dichiarato guerra alle bufale in ambito climatico, come la BBC, il Guardian e Le Monde. Tra gli altri firmatari della petizione, che è possibile firmare a questo link, troviamo Rosy Battaglia, Stefano Caserini, Piero Di Carlo, Francesco Ferrante, Gianni Silvestrini e il climatologo Luca Mercalli.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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