Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
Idee per la città del futuro? Più green, comfort e domotica
Nella prospettiva dell’edilizia che punta al futuro, sempre più attenta all’efficienza energetica, gli edifici nZEB sono l’aspetto più evidente, a livello legislativo oltre che di soluzioni e applicazioni in ogni aspetto del costruire. Ma altrettanto – anzi, più – importante è valutare il contesto urbano anche dal punto di vista dei cambiamenti climatici e delle conseguenze che comportano. Lo ha evidenziato Sergio Croce, un passato da docente del Politecnico di Milano, ed esperto di architettura delle costruzioni nel suo intervento “Attraverso e oltre gli Near Zero Energy Building. L’adattamento resiliente della città e degli edifici al cambiamento climatico” in occasione del convegno “The Next Building”dedicato alla progettazione di edifici a energia quasi zero. Uno degli aspetti che ha evidenziato è stato quello di una tecnologia dell’architettura moderna che da sola non può essere sufficiente, ma ha bisogno di una progettazione urbanistica che sia attenta al verde, non come elemento d’arredamento, ma con un valore funzionale. Uno sviluppo del verde smart, diffuso e capace di ridurre le isole di calore che pesano sui centri urbani non solo italiani ma di tutto il mondo.
Professor Croce, quale bilancio si può fare oggi, a un anno circa dall’introduzione della legislazione sugli edifici nZEB e quali sono gli elementi da perfezionare?
«Ritengo la normativa molto prescrittiva e, soprattutto, valuta la qualificazione energetica degli edifici andando a considerare esclusivamente l’involucro, quindi facendo attenzione a questioni legate limitatamente alla trasmittanza termica, alla media ponderata, al coefficiente globale di scambio termico H’T eccetera. In realtà i problemi che stanno emergendo, in primis quello legato allo scenario climatico, ci richiede di cominciare a considerare come innovativa anche l’utilità progettuale di edifici, pensati non solo dove riscaldarsi ma anche dove proteggersi, integrando sistemi di ventilazione naturale, sistemi geotermici, con soluzioni e materiali che sfruttano anche l’inerzia termica. La progettazione attuale è invece molto convenzionale, tendendo a soluzioni che comprendono involucri o leggeri o pesanti: perché, invece, non pensare a soluzioni ibride che, per esempio, contemplino leggerezza e, nello stesso tempo, massa interna? Quindi c’è un po’ da rivedere le modalità di progettazione, ma anche l’idea di ventilazione degli ambienti, considerando importante per progredire la necessità di sperimentare su edifici reali».
Che importanza attribuisce ai materiali naturali in questo ragionamento?
«Su di essi ci sono molte posizioni trendy: parlare di materiali naturali, infatti, è molto di moda. Personalmente li ritengo utili, ma non vanno mitizzati. Vanno invece considerati in un approccio sistematizzato che tenga conto non solo degli aspetti energetici, ma anche del benessere delle persone».
La domotica può essere di aiuto al comfort abitativo?
«Certo. La può essere utile per comandare applicazioni utili al benessere di chi vive all’interno delle abitazioni. Dal punto di vista della regolazione può entrare in gioco in un sistema complesso come può essere un edificio ventilato e climatizzato attraverso il comportamento dell’edificio e non solo basato sul funzionamento dell’impianto. Parlo di sistemi ibridi, soluzioni complete ed energeticamente efficienti in cui interagiscono le diverse tecnologie e fonti energetiche per garantire il comfort abitativo, massimizzando l’efficienza energetica del sistema e minimizzando l’utilizzo di fonti energetiche di origine fossile».
L’Italia sconta anche una situazione difficile con un patrimonio immobiliare datato...
«Il nostro Paese è molto variabile in termini climatici e di latitudine e, quindi, l’aspetto energetico varia di molto da zona a zona. La situazione che scontiamo di un patrimonio immobiliare vecchio è particolarmente sensibile nel contesto urbanistico. Ma anche in questo caso andrebbero messe in atto delle politiche di riqualificazione urbana capaci di integrare e valorizzare il verde, utile per la mitigazione termica e l’ombreggiamento della città, non solo nei parchi esterni, ma in ogni contesto dove si reputi necessario. È necessaria un’integrazione che guardi sia al patrimonio “verde” sia a quello immobiliare. La norma sugli nZEB è tutta centrata sugli edifici climatizzanti, senza alcun rapporto col contesto esterno mentre in realtà è fondamentale che ne abbia».