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Morti per dieselgate: Italia prima in Europa

L’area più inquinata è quella dell’agglomerato Monza – Milano Nord con circa 115 decessi prematuri l’anno

Italia ancora in pieno dieselgate. Arriva (ennesima) conferma dalla classifica stilata dall’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) e del Norwegian Meteorological Institute (MetNorway).
Secondo lo studio oltre il 40% delle 100 regioni europee più esposte all’inquinamento nocivo da diesel si trova nel Belpaese, con picchi di morti premature che toccano la metà di quelle complessive su suolo comunitario.
E ancora, tra le prime 10 zone europee che registrano emissioni in eccesso, 8 si trovano in Italia.
Per capirlo, i ricercatori di IIASA e MetNorway hanno suddiviso l’Europa in una retina di 6600 regioni geografiche diverse, in modo da tenere sotto controllo sia i diversi “quartieri” delle città più grandi che zone eterogenee come il distretto Monza Milano Nord.
L’obiettivo è mostrare ai cittadini in che misura il dieselgate ha un impatto su vasta scala e in ambito locale.
Ma a far scattare ancor di più il campanello d’allarme, oltre al fatto che si parli solamente di inquinamento prodotto da auto diesel, è proprio il confronto tra le regioni popolate.
Se guardiamo Londra o il Nord-Est di Parigi, ad esempio, regioni che contano rispettivamente 1,5 e volte gli abitanti di Monza e Milano Nord insieme, ci accorgiamo che i decessi nell’agglomerato italiano per via del PM 2,5 risultano essere rispettivamente il 6,5 e il 4,5 più elevati. Un rapporto che trova conferma mettendo a confronto qualsiasi realtà europea con un numero alto di abitanti.

Come funziona l’inquinamento da diesel
Sono due le componenti di maggiore impatto sulla salute che fuoriescono dai tubi di scappamento delle auto diesel. Il primo è il PM 2,5, polveri sottili che rimangono in sospensione nell’atmosfera. Il secondo è l’ossido di azoto, conosciuto anche attraverso la sigla NOx.
Due agenti inquinanti che vengono prodotti non solo dalla combustione dei motori diesel, ma anche dalle industrie, dall’agricoltura e dal consumo di energia degli elettrodomestici nelle nostre case.
Come svelato dal dieselgate, tornando alle auto, gli sforamenti oltre i limiti consentiti per legge riguardano soprattutto i volumi di NOx: è stato verificato che sforano fino a 400 volte il limite legale imposto dall’Unione Europea. Tetto di emissione che diminuisce solo lievemente se parliamo di Euro 6.  Il problema vero, però, è che gli NOx una volta rilasciati tendono a rimanere in atmosfera mescolandosi con gli altri agenti patogeni producendo nuovo PM 2,5.
Come conferma Jens Borken Kleefeld dello IIASA: “Per quanto minimo possa sembrare il particolato imputabile al dieselgate, non esiste una dose sicura. Ogni quantità aggiuntiva di inquinamento aumenta il danno alla salute, secondo le attuali conoscenze. In ogni caso, i nostri numeri non rischiano di essere gonfiati visto che abbiamo cautamente calcolato le frazioni di PM 2,5 in eccesso partendo da concentrazioni complessive più basse di quelle ipotizzate ad esempio negli studi dell’AEA (Agenzia Europea dell’ambiente)”.
Ed il particolato atmosferico è il più pericoloso per la salute umana: il PM 2,5 grazie alla sua microscopica grandezza (il diametro è pari a 2,5 micrometri) riesce ad entrare in profondità nell’organismo, arrivando a contaminare il sistema cardiocircolatorio.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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