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Lo scandalo non frena il diesel

Nonostante la truffa sulle emissioni tossiche prodotte dalle auto diesel, aumentano le vendite in Europa di questi veicoli.

A distanza di ormai tre anni, era il 18 settembre del 2015 quando l’Europa veniva travolta dallo scandalo “diselgate”, aumentano le vendite delle auto diesel. Lo sottolinea l’associazione no profit, che si batte per una mobilità sostenibile nell’Unione, “Transport and Environment”.
Secondo il loro ultimo studio “Cars with engines: can they ever be clean?”, quando si è diffusa la notizia del taroccamento dei test sulle emissioni inquinanti, c’erano circa 29 milioni di automobili definite “altamente inquinanti”.
La cosa che sorprende, in negativo, è che nonostante negli ultimi tre anni governi e consumatori fossero più a conoscenza degli impatti sulla salute generati dalla combustione di auto diesel, queste sono cresciute in numero: ne circolano di più sulle nostre strade.
Il rapporto stima che ora si contano circa 43 milioni di veicoli su suolo europeo, presenti soprattutto in Francia (8,7 milioni), Germania (8,2), Regno Unito (7,3), Italia (5,3) e Spagna (3,1), e che solo nell’ultimo anno la quantità di furgoni e automobili “sporche” è aumentata di 5 milioni di unità (dal 2015 a oggi l’aumento è stato di 14 milioni di unità).

Ma c’è di più. Perché il problema potrebbe diffondersi dall’Europa verso altri stati del mondo dove ancora i tassi di vendita di auto diesel risultano essere più bassi rispetto al vecchio continente. “Molte di queste auto vengono ora esportate verso est e alla fine andranno in Africa. Se l'Europa non agisce, le auto diesel ad alta emissione inquineranno l'aria delle città di tutto il mondo per decenni, provocando così danni al nostro benessere e incidendo pure sull’aspettativa di vita (accorciandola)”, ammonisce infatti lo studio, che rilancia le proprie proposte per una comunità libera dallo smog.
Il rapporto dimostra che non tutte le nuove auto immesse oggi sul mercato possono considerarsi davvero “pulite” e che con l’invecchiamento del parco auto la situazione dell’aria che respiriamo e destinata a peggiorare notevolmente.
Quindi, per ripulire l'aria europea e aiutare milioni di cittadini che già soffrono di problemi di salute correlati all’aria inquinata, è necessario che i governi mettano in piedi un programma articolato in diverse fasi.
Innanzitutto vanno tolti dalla circolazione i 43 milioni di veicoli in questione, impedendo al contempo la vendita e l’uso dei veicoli responsabili del peggioramento della qualità dell’aria. Per farlo, bisogna fornire supporto adeguato alle città in fase di progettazione delle politiche da mettere in campo, politiche che includano la restrizione all'accesso su suolo urbano di questi veicoli dannosi per la salute e l’ambiente.
Anche le case automobilistiche devono adeguarsi ai nuovi regolamenti, contribuendo pure sul piano economico. Transport and Environment infatti propone l’istituzione di un fondo “clean air” in modo da aiutare le città di tutta Europa a soddisfare gli standard di qualità dell'aria dell'UE. “10 euro per ogni nuova auto venduta raccoglierà oltre 150 milioni di euro all'anno”, si legge nella proposta.
Infine, le emissioni dei veicoli devono essere controllate per l'intero ciclo di vita delle macchine, attraverso test indipendenti effettuati da terzi, e occorre mettere un nuovo limite alle emissioni “Euro 7”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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