Ristrutturazione passiva, l'esempio di Torino
Un vecchio edificio di inizi ‘900 situato sulla collina torinese è stato l’oggetto di un profondo intervento di ristrutturazione passiva guidato dallo Studio Balma di Torino. Lo studio Zeropositivi Architetti, che ha curato buona parte del progetto, si è occupato invece dell’ottimizzazione energetica dell’involucro e del progetto impiantistico. Riqualificata in una moderna villa unifamiliare ad elevate prestazioni energetiche, la struttura di circa 550 mq rientra nei prestigiosi standard internazionali previsti dalla certificazione Passivhaus EnerPHit.
Il progetto rappresenta un unicum nel panorama edilizio italiano e probabilmente, date le dimensioni e le soluzioni adottate, anche in quello europeo. Isolamento continuo con spessore prossimo ai 30 cm, tenuta all’aria e vetri tripli con schermatura integrata nel serramento sono alcune delle ricette adottate per la realizzazione di un involucro passivo che richiede minima energia per funzionare. Lo sfruttamento dell’energia rinnovabile prodotta dall’impianto fotovoltaico sul tetto e accumulata da un sistema di batterie consente oggi la quasi totale autosufficienza energetica. In particolare, l’energia prodotta dal fotovoltaico in copertura, grazie all’utilizzo di batterie di accumulo permette oggi un autoconsumo prossimo al 50% ed irrisori costi di gestione.
La riduzione del fabbisogno energetico, inoltre, ha consentito una notevole semplificazione impiantistica: il sistema tradizionale inizialmente proposto ai committenti è stato sostituito da un sistema a “tutt’aria” costituito da due aggregati compatti e da una ventilazione meccanica controllata (VMC) termodinamica, con split a soccorso integrati alla VMC. In questo modo, l’aggregato compatto può “comunicare” con lo split ad esso canalizzato di intervenire, quando necessario, per riscaldare, deumidificare o raffrescare. Il tutto è gestito da un sistema di supervisione remoto utile alla costante verifica del funzionamento del sistema. La strategia impianto, viste le dimensioni dell’intervento e la complessità dell’edificio, ha consentito di migliorare notevolmente l’efficienza ed il comfort, riducendo in modo sostanziale gli ingombri e i costi di installazione/manutenzione.
L’Architetto Christian Negro Frer, dello studio Zeropositivo, ha seguito in prima persona i lavori e ci ha raccontato l’esperienza del cantiere:
“È stato un progetto davvero particolare dove ci siamo occupati della consulenza energetica ed impiantistica. Inizialmente la casa era nata senza particolari attenzioni all’aspetto energetico, rispettando i soli limiti insufficienti della normativa nazionale. La fortuna di aver incontrato dei committenti illuminati – ha spiegato l’architetto - ci ha permesso di portare l’edificio al più alto livello di efficienza possibile ad oggi realizzabile, applicando le strategie passive, rispettando i numerosi vincoli presenti sull’area e il budget del progetto. Come studio – ha continuato Negro - abbiamo già realizzato una Passivhaus (la prima Passivhaus Plus d’Italia) e a oggi abbiamo diversi progetti aperti di edifici passivi, tuttavia penso di poter dire che ad oggi è stato il cantiere più complesso dove siamo intervenuti: abbiamo avuto a che fare con caminetti, ascensori e una serie incredibile di interferenze. L’ottenimento del sigillo Passivhaus EnerPHit è stata la ciliegina sulla torta, anche perché solo in un secondo momento è stato deciso di provare a verificarne la fattibilità. Vorrei fare – ha concluso l’architetto - un ringraziamento particolare all’impresa, agli artigiani del cantiere e ai partner coinvolti nel progetto grazie ai quali abbiamo potuto apprendere molto e che hanno contribuito in maniera importante a raggiungere questo prestigioso traguardo”.