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Italia poco sostenibile

Dal Rapporto ASviS: il Belpaese inverte la tendenza su rinnovabili e lotta al cambiamento climatico, dal 2014 la situazione peggiora. Male su tutela ecosistemi terrestri e biodiversità marina.

A livello globale, nonostante le azioni messe in campo, siamo ancora lontani dal mondo dell’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030, e la situazione si riflette nella realtà italiana.
Il nostro Paese non è ancora su un sentiero di sviluppo sostenibile. Secondo infatti la quarta edizione del Rapporto ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, presentato lo scorso 4 ottobre presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, evento a cui ha preso parte il Capo dello Stato per lanciare un segnale sull’importanza di questi temi, tra il 2010 e il 2017 si rilevano miglioramenti in otto aree. Qualche buona notizia arriva da lotta alla povertà, salute e benessere, sistemi energetici, lotta al cambiamento climatico, infrastrutture resilienti e innovazione, istruzione, parità di genere, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e cooperazione internazionale. Va però ricordato che, anche dove la situazione migliora, restiamo distanti dalla realizzazione degli SDGs (Sustainable Develompment Goals, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nell’acronimo inglese), c'è ancora molto da fare.
In due aree invece non si segnalano grossi cambiamenti, parliamo di disuguaglianza e acqua e servizi igienico-sanitari, mentre peggiorano lotta alla povertà, condizione economica e occupazionale, città sostenibili, tutela dei mari ed ecosistemi terrestri, promuovere società pacifiche.
Per quanto riguarda energia e clima c’è da fare qualche considerazione. Se guardiamo al periodo preso in esame, di sicuro i dati del 2017 risultano migliori di quelli al 2010, tuttavia la situazione resta difficile, e per nulla incoraggiante. Il Rapporto mostra come il settore energetico abbia visto crescere le rinnovabili fino al 2014 per poi subire una flessione nel triennio successivo, che ha fatto perdere ben 6 punti percentuali alla quota di energia prodotta da fonti pulite. Stesso discorso per la lotta al cambiamento climatico: le emissioni gas serra si sono ridotte fino al 2014 per poi riprendere a crescere. Oscillazione dovuta in gran parte prima alla crisi economica e poi alla successiva ripresa. Due considerazioni che mostrano come l’Italia abbia intrapreso un trend negativo, ponendola molto lontana dall’Obiettivo prefissato a Parigi (presente al Goal 13 dell’Agenda 2030).
Non se la passano meglio gli ecosistemi. Per quanto riguarda l’ambiente marino si segnala “un andamento altalenante – si legge nel Rapporto -. Migliora fino al 2015, grazie alla crescita significativa dell’indicatore relativo alle aree marine protette, per poi peggiorare sensibilmente negli ultimi due anni, a causa dell’aumento dell’attività di pesca e del sovrasfruttamento degli stock ittici, il cui dato si attesta all’83,3% rispetto ad una media europea del 42%”. Gli ecosistemi terrestri sono invece vittima di una tendenza estremamente negativa, causata in gran parte dall’annoso problema italiano, mai risolto, della cementificazione selvaggia, per il quale l'ASviS chiede l'immediata approvazione delle legge ferma in Parlamento sul consumo di suolo.

Le proposte dell’ASviS
In estrema sintesi, per uscire dalla crisi sistemica che ha investito il Paese, l’Alleanza attraverso il suo studio ha lanciato diverse proposte, eccone alcune.
Sul piano nazionale, per esempio, chiede: che il Presidente del Consiglio invii ai Ministri un atto di indirizzo che indichi la loro responsabilità per conseguire gli SDGs; che si rafforzi il ruolo della cabina di regia “Benessere Italia” costituita a Palazzo Chigi; che si sostenga l’introduzione di una valutazione ex-ante della legislazione alla luce degli SDGs.
Inoltre il Parlamento deve il prima possibile dichiarare lo “Stato di emergenza climatica”, come già fatto da alcune Regioni e città oltre che aggiornare la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile. Di particolare importanza risulta anche la trasformazione del CIPE in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile in modo da orientare gli investimenti pubblici verso la sostenibilità, e la preparazione di una legge annuale sullo sviluppo sostenibile, che intervenga sulla normativa con un’ottica “sistemica”. Infine, l’inserimento in Costituzione del principio dello Sviluppo Sostenibile sarebbe un segnale forte, capace di far comprendere a cittadini, istituzione e imprese, la complessità delle azioni che bisogna mettere in campo per rendere l’Italia un posto più equo, inclusivo e sostenibile.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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