ambiente3-1130x300.jpg

Crisi climatica: oltre “i punti di non ritorno”

Più della metà dei “tipping points” identificati 10 anni fa sono ora "attivi", l’avvertimento di un team di scienziati su Nature.

Parliamo di “tipping points”, punti critici che la comunità scientifica consiglia di non superare, per evitare l’innesco di una serie di conseguenze che potrebbero mettere in discussione persino l’esistenza umana sul pianeta. Una questione che si lega con la resilienza dei nostri ecosistemi: quanto possono essere messi sotto stress prima che oltrepassino il punto di non ritorno? Secondo l’articolo pubblicato sulla famosa rivista scientifica “Nature” dal titolo “Climate tipping points — too risky to bet against”, il mondo potrebbe già aver “attivato” una serie di tipping points climatici.
"Siamo in uno stato di emergenza planetaria", si legge nello studio che avverte: più della metà dei punti di non ritorno identificati 10 anni fa dalla comunità scientifica sono ora “attivi”.
"Un decennio fa abbiamo identificato una serie di potenziali punti di non ritorno nel sistema terrestre, ora abbiamo le prove che oltre la metà di essi sono stati attivati - ha affermato il professor Tim Lenton, direttore del Global Systems Institute dell'Università di Exeter, e coautore dell’articolo -. Questa crescente minaccia di cambiamenti rapidi e irreversibili significa che non è più possibile aspettare. La situazione è urgente e abbiamo bisogno di una risposta per una emergenza".

I punti di non ritorno vengono raggiunti quando particolari impatti del riscaldamento globale diventano inarrestabili, in passato si pensava fosse necessario un riscaldamento di almeno 5°C (inteso come aumento medio della temperatura terrestre rispetto ali livelli del 1880), ma gli studi più recenti stanno dimostrando che anche con 1°C o 2°C di aumento medio si possono attivare processi irreversibili su larga scale.
I 9 tipping points che secondo gli scienziati risultano innescati sono: la fusione del ghiaccio marino artico, la fusione della calotta glaciale della Groenlandia, la perdita di foreste boreali, la fusione del permafrost, la circolazione rovesciata meridiana atlantica (una corrente oceanica importante per il sistema climatico terrestre), la perdita della foresta pluviale amazzonica, lo sbiancamento della barriera corallina, la diminuzione del ghiacciaio antartico occidentale, la scomparsa di parte dell'Antartide orientale.
Giusto per fare qualche esempio, il crollo delle principali calotte glaciali della Groenlandia, dell'Antartide occidentale e di parte dell'Antartide orientale porterebbe ad un innalzamento del livello del mare di circa 10 metri, facendo finire in pratica mezzo mondo sott’acqua. Foreste pluviali e boreali, unite al permafrost, invece, rappresentano quel tipo di punto di non ritorno che provoca il rilascio di ulteriori gas serra, una quantità talmente elevata che renderebbe vano qualsiasi tentativo di lotta al cambiamento climatico.
I ricercatori riconoscono che quando si tratta questo genere di argomento, definito come “la complessa scienza dei punti di non ritorno” permane una grande incertezza sulle stime. Ma sottolineano chiaramente che il danno potenziale è talmente elevato che sarebbe da “irresponsabili” non agire nel più breve tempo possibile. Anche perché “l’unica grazia che abbiamo è che possiamo ancora limitare i danni che si accumulano con un certa velocità nel corso del tempo, e per questo la comunità globale deve riflettere sulla stabilità e la resilienza del sistema - ha infine dichiarato Lenton -. Come scienziato devo dire le cose come stanno ma non sto cercando di essere allarmista. Sto semplicemente cercando di trattare l'intero problema del cambiamento climatico come un problema di gestione del rischio. È una questione di senso comune”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

Ultime pubblicazioni