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Biodiversità: in 10 anni nessun obiettivo raggiunto

Il" Global biodiversity outlook 5" dell’Onu conferma: ecosistemi in crisi, serve maggiore azione da parte dei governi

Nel 2010 la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica aveva fissato 20 obiettivi da raggiungere entro il 2020 per cercare di rallentare la perdita di biodiversità. Un decennio dopo il verdetto è impietoso: nessuno degli obiettivi concordati in sede negoziale dai Paesi è stato raggiunto. A comunicarlo ufficialmente è il “Global biodiversity outlook 5” dell’Onu, che lancia un chiaro messaggio al mondo decisionale: l’epoca del “business as usual” deve terminare il prima possibile.

Secondo lo studio, sebbene qualche piccolo passo in avanti sia stato compiuto, in particolare sulla gestione delle specie aliene invasive e l’istituzione di nuove aree protette, tutti gli obiettivi di Aichi (gli obiettivi sul ripristino della biodiversità prendono in nome dalla città in cui furono concordati, nel 2010 la nazione che ospitò la Convenzione fu infatti il Giappone) sono stati disattesi. Un fallimento su larga scala che segue il precedente, è infatti il secondo decennio consecutivo in cui i governi non mantengono quanto promesso sulla conservazione del capitale naturale.

“I sistemi viventi della Terra nel loro insieme sono stati compromessi - sostiene Elizabeth Maruma Mrema delle Nazioni Unite -. Più l'umanità sfrutta la natura in modi insostenibili più miniamo il nostro stesso benessere, la nostra sicurezza e la prosperità futura".

Oggi un milione di specie, sulle otto milioni conosciute, rischiano l’estinzione, ricorda il Rapporto, “mentre ancora i governi nel mondo destinano 500 miliardi di dollari l’anno per attività che recano danno agli ambienti naturali”. In questo anche l’Italia ha la sua buona dose di colpa, ricordiamo infatti che i sussidi ambientalmente dannosi nel nostro Paese ammontano a circa 19 miliardi di euro, ma il riorientamento di questi fondi non sembra essere all’ordine del giorno.

I 20 obiettivi di Aichi sono suddivisi in 60 target, di questi ultimi solo 7 sono stati raggiunti, perlopiù quelli che fanno riferimento all’ampliamento delle aree protette, come detto precedentemente. Per 38 target, invece, si sono registrati dei piccoli miglioramenti, mentre per altri 13 non viene segnalato nessun passo in avanti. Per 2 Target è stato impossibile misurare la situazione.

L'obiettivo principale di dimezzare la perdita degli habitat naturali e di arrestare la deforestazione rimane ancora lontano dall’essere realizzato (anche se il tasso di deforestazione si è arrestato di un terzo rispetto al decennio precedente), mentre il degrado degli ecosistemi più ricchi di biodiversità rimane troppo elevato. Inoltre, le “aree selvagge” e le “zone umide” si sono ridotte ulteriormente negli ultimi dieci anni, e tutt’ora risultano gravemente minacciate. Negativo è infine il capitolo che riguarda la protezione degli ecosistemi da cui dipendono le comunità indigene e la conservazione di ecosistemi vitali per l’uomo (quelli per esempio in grado di fornire acqua pulita, medicine e mezzi di sussistenza).

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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