Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
Riqualificazione e deep retrofit per l’efficienza
C'è una strada da percorrere per la riqualificazione e l'efficienza energetica edilizia e ottenere vantaggi potenzialmente notevoli: si tratta della deep retrofit, ossia della ristrutturazione profonda. Come ha affermato Maarten De Groote, responsabile della ricerca dell’istituto Building Performance Institute Europe (BPIE), industrializzare la ristrutturazione profonda arrecherebbe benefici, in Europa, in termini di valore aggiunto pari a 200 miliardi di euro circa l’anno, che potrebbero creare più di 2 milioni di posti di lavoro. Tutto ciò fa parte del progetto di Home2025 del Climate Group, l’ong internazionale attiva insieme ai governi nazionali e locali per arrivare alla transizione verso un’economia low carbon. In tal senso si ricorda che le abitazioni sono responsabili del 24% del fabbisogno finale di energia e del 17% delle emissioni di CO2 a livello globale. Come ha spiegato De Groote, per riuscire nell’intento occorre portare innovazione nel settore dell’edilizia, implicando tecnologie d’avanguardia (robotica, Building Information Modelling, 3D-scan) ma anche modelli di business collaborativo e puntare a una visione di industrializzazione del deep retrofit che si traduca in ristrutturazioni energetiche olistiche, con costi più bassi. L’head of research BPIE segnala l’opinione di esperti nel settore che ritengono che la ristrutturazione profonda equivalga a risparmi energetici per riscaldamento, raffrescamento, ventilazione e acqua calda variabili tra il 60 e il 90%. «Oggi, il tasso di ristrutturazione nell'UE è pari all’1% - afferma – Se dovesse aumentare al 3%, la domanda di energia nel patrimonio edilizio attuale potrebbe essere ridotta dell’80% prima del 2050 rispetto ai livelli del 2005». Sempre in tema di cifre, aggiunge i potenziali ricavi per il settore edile stimati a circa 1200-1400 miliardi di euro l’anno.
Cosa richiede la transizione verso l’innovazione
Per una transizione verso l’innovazione c’è bisogno, secondo l’istituto di ricerca europeo, di una serie di interventi che comprendono: misure di supporto basate sulle prestazioni energetiche, un quadro legislativo più flessibile in termini architettonici e urbanistici, il supporto dei governi locali o di altre organizzazioni per incentivare aggregazione e mediazione tra i proprietari degli immobili e i fruitori; l’introduzione e la rapida implementazione del Building Information Modelling (BIM) e di altri protocolli standardizzati per la progettazione edilizia; il sostegno bancario per le imprese che intendono investire in innovazione di prodotti e servizi. «L'Europa ha già le basi necessarie per far sì che questo cambiamento avvenga, ma la conversione a questo know-how (per lo più a livello di ricerca e sviluppo) anche da parte della forza lavoro sarà una sfida», rileva De Groote affermando che le imprese del settore dovranno adattarsi ai nuovi modelli di business. «Le decisioni politiche rivestono anche un evidente ruolo nel creare le condizioni adatte, mentre gli attori del settore dovranno convergere verso un approccio unificato».
In Italia, piani ed ecobonus per l'efficienza energetica in edilizia
La riqualificazione nel senso del risparmio energetico del patrimonio immobiliare è uno degli obiettivi che l’Italia intende percorrere per ricorrere sempre più all'energia non fossile, in piena sintonia con le linee indicate dalla Commissione europea. Lo ha ricordato in questi giorni il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova in occasione della audizione in Commissione Attività produttive alla Camera dei Deputati dedicata a riscaldamento e raffreddamento climatico. In tale occasione, ha segnalato che nel 2014 il consumo di energia in Italia è stato pari a 113,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, con una diminuzione del 4,3% rispetto al 2013 e ha illustrato quanto sta portando avanti nella direzione di una più significativa azione in termini di efficienza energetica da parte del Governo, che «ha introdotto nuove misure che integrano e rafforzano quelle messe a punto nel corso dell’ultimo decennio». Tra queste, segnala innanzitutto il programma di riqualificazione energetica degli edifici della PA centrale, «per la cui realizzazione ci sono 350 milioni di euro nel periodo 2014-2020, e grazie al quale sono stati già presentati oltre 150 progetti per circa 113 milioni di euro». Segnala poi la costituzione del Fondo nazionale per l’efficienza energetica (75 milioni di euro circa l’anno), destinato tra l’altro alla ristrutturazione degli edifici pubblici e a quelli dell’edilizia residenziale popolare. Non manca di segnalare, sempre nel contesto delle misure per il sostegno dell’efficienza nell’edilizia, la proroga a tutto il 2016 delle detrazioni fiscali al 65% per la riqualificazione energetica degli immobili. «Abbiamo inoltre destinato 350 milioni di euro (ex-Fondo Kyoto) per il finanziamento a tasso agevolato (0,25%) di interventi, anche fino a 2 milioni di euro, di riqualificazione energetica delle scuole e delle sedi universitarie di proprietà pubblica». Grazie alle misure di efficienza energetica, ha concluso Bellanova «a partire dal 2005, il risparmio conseguito è stimato in circa 9,8 Mtep/anno. L’Italia ha fissato l’obiettivo indicativo di riduzione dei consumi di energia finale al 2020 in 15,5 Mtep/anno, confermando il target previsto dalla Strategia Energetica Nazionale».