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Riqualificare il patrimonio edilizio conviene?

Da un'indagine di MCE Lab emerge che, in un periodo variabile fra i 7 e i 12 anni, l’investimento potrebbe essere ammortizzato ma, passata l'euforia bonus la maggior parte degli intervistati non effettuerà più alcuna miglioria o ristrutturazione

Con il taglio delle agevolazioni sulle riqualificazioni energetiche introdotto dal Decreto Aiuti Quater conviene ancora ristrutturare gli edifici? La domanda sorge spontanea e trova una risposta qualificata nell’analisi svolta da MCE Lab, coordinato dal professor Giuliano Dall’O’: il risultato è che in un periodo variabile fra i 7 e i 12 anni si ammortizza l’investimento, da quel momento si risparmia e da subito si aumenta il valore dell’immobile.

Al di là della convenienza, si tratta di un processo non arrestabile, in quanto per raggiungere la completa decarbonizzazione al 2050 prevista dal Green Deal dell’Unione Europea con la bozza della Direttiva EPBD IV, al 2030 tutti gli edifici residenziali dovrebbero essere portati alla classe E a partire dal 2033 tutti gli edifici residenziali dovrebbero essere portati alla classe D; questo significa che in Italia gli edifici interessati sono all’incirca 9 milioni, praticamente tre su quattro. 

Vi sono due aspetti di criticità con i quali dobbiamo fare i conti giornalmente: l’inquinamento atmosferico e il costo delle fonti energetiche. Gli edifici sono al centro di entrambi perché sono uno dei principali responsabili del potenziale di riscaldamento globale (Global Potential Warming - GWP), in quanto utilizzano il 40% dellenergia dellUe e producono il 36% delle emissioni di gas serra, perché rappresentano il 50% dell'estrazione di materie prime, il 40% del consumo energetico, il 36% delle emissioni di CO2 e il 21% del consumo di acqua. Per quanto concerne il secondo aspetto basta nominare le bollette di gas e luce…

A ciò si aggiunga che il Green Deal dell’Unione Europea con la bozza della Direttiva EPBD IV ha tracciato una road map ambiziosa con l’obiettivo della completa decarbonizzazione al 2050: al 2030 tutti gli edifici residenziali dovrebbero essere portati alla classe E e a partire dal 2033 tutti gli edifici residenziali dovrebbero essere portati alla classe D. Quindi al di là della convenienza saremo costretti ad intervenire pesantemente sugli edifici. Come?

“Il primo parametro che ci viene in aiuto è la classificazione energetica – afferma il professor Giuliano Dall’O’, coordinatore di MCE Lab e Ordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento ABC (Architecture, Built environment and Construction engineering) del Politecnico di Milano –. Premesso che ogni edificio ha una sua storia, possiamo dire che mediamente la riduzione dei consumi passando da una classe G ad una classe E è del 26% e del 43% per il passaggio dalla E alla D.”

La convenienza di un investimento in efficienza energetica dipende da due elementi: il costo dell’intervento al netto degli eventuali incentivi e il costo dell’energia risparmiata. Ed è proprio l’incremento di quest’ultimo che rende conveniente oggi più che mai un investimento in efficienza energetica, perché ogni kWh risparmiato è risparmiato per sempre e riduce l’effetto negativo degli aumenti del costo dell’energia. Sul fronte degli incentivi, il Decreto Aiuti Quater ha introdotto un taglio delle agevolazioni sulle riqualificazioni energetiche, Il Super Bonus passa dal 110 al 90% per tutto il 2023; l’aliquota poi scenderà ulteriormente negli anni successivi: al 70% nel 2024, per arrivare al 65% nel 2025. Il recepimento della Direttiva EPBD IV comporterà però la definizione di un incentivo che rimarrà costante negli anni a venire.

Per quanto riguarda gli investimenti, il passaggio dalla classe G alla classe E non è particolarmente oneroso: infatti può essere sufficiente sostituire il generatore di calore, inserire una regolazione smart che consente di controllare la temperatura in tutti i locali e sostituire i serramenti. L’investimento necessario per questo tipo di intervento potrebbe essere compreso tra 12.000 e 18.000 € per appartamento, che considerando un incentivo del 70% previsto nel 2024 sarebbe compreso tra 3.600 € e 5.400 €.

Passando ad un esempio concreto, per un appartamento di 100 m2 in condominio il costo medio annuale del riscaldamento alle attuali tariffe dell’energia è intorno ai 2.000 €, pertanto il risparmio annuo sarà di circa 500 €, grazie al quale linvestimento si ammortizza in un periodo compreso tra i 7 e i 10 anni, ammesso che il costo dell’energia non cresca ancora. I tempi di ritorno degli investimenti si accorcerebbero se si trattasse di una casa isolata perché avendo più superficie disperdente a parità di volume ha un consumo maggiore.

Il passaggio dalla classe G alla classe D può richiedere anche degli interventi di isolamento termico dell’involucro. Senza arrivare al cappotto, ma limitando gli interventi all’isolamento del sottotetto e/o delle pareti esterne applicando l’isolamento dall’interno, i costi potrebbero essere compresi tra 30.000 e 40.000 €, che con l’incentivo del 70% (previsto fino al 2024) sarebbe compreso tra 9.000 € e 12.000 €. Riferendoci sempre all’appartamento di 100 m2, il risparmio annuo sarà pari a circa 1.000 €, che consente di ammortizzare linvestimento in un periodo compreso tra i 10 e i 12 anni, sempre considerando che il costo dell’energia non cresca ancora. Anche in questo caso i tempi di ritorno degli investimenti si accorcerebbero se si trattasse di una casa isolata.

Lo status quo degli interventi realizzati con il Super Ecobonus del 110% in Italia.

I dati pubblicati da ENEA che fanno il punto della situazione al 31 dicembre 2022 riportano che le asseverazioni presentate sono state 359.440, con un totale di investimenti ammessi in detrazione di poco meno di 62 miliardi e mezzo di . Il 74,6% dei lavori sono stati effettivamente realizzati e il restante è in fase di completamento.

Il valore medio degli investimenti per intervento di riqualificazione energetica per i condomini è di 598.813 €, 113.758 € per gli edifici unifamiliari e 97.010 € per le unità immobiliari indipendenti.

“Queste ultime cifre sono significative perché esprimono quale sia il valore di un investimento per incrementare in modo sensibile (almeno due classi energetiche) l’efficienza energetica di un edificio. – spiega Dall’O’ – Gli edifici che hanno beneficiato di questa grande opportunità sembrano tanti, ma rappresentano una quota piccola se confrontati con quelli dell’intero patrimonio edilizio bisognoso di ristrutturazione energetica, una percentuale compresa tra l1 e il 2%, e le persone che vivono in questi edifici hanno già potuto risparmiare malgrado l’incremento del costo dell’energia.”

Da uno studio recentemente commissionato a Nomisma da ANGAISA, l’associazione dei distributori idrotermosanitari, emerge che negli ultimi 12 mesi circa 4 italiani su 10 hanno effettuato interventi di ristrutturazione o miglioramento della propria abitazione. Il 61% di questi interventi hanno proprio riguardato l’efficientamento energetico, in parte strutturali (ad esempio isolamenti termici e sostituzione serramenti) ed in parte impiantistici (sostituzione impianti di climatizzazione invernale, sostituzione impianti di climatizzazione estiva, ecc.). E’ interessante osservare che il 50% del campione è stata motivata dalla volontà di migliorare approfittando anche degli incentivi, ma ben il 48% sia stato spinto dalla riduzione dei consumi. La spesa media sostenuta per gli interventi di efficientamento energetico degli impianti è di 5.500 €, che sale a 13.800 € quando ha riguardato anche all’involucro. L’effetto “doping” dei bonus fiscali è evidente in quanto il 51% di coloro che hanno fatto degli interventi affermano che senza bonus non avrebbero fatto nulla.

Ma sono ancora disposti gli italiani, passata l’euforia del 110% a spendere soldi per la riqualificazione della casa nella quale vivono? Rallentata l’euforia del bonus, dall’indagine emerge che solo l’11% degli intervistati ha dichiarato che con certezza effettuerà gli interventi di miglioramento e/o di ristrutturazione, il 38% afferma che è probabile che li faccia, il restante 52% è negativo. E chi ha deciso di effettuare degli interventi ha già in testa un budget: circa 15.000 € per gli interventi strutturali e 8.000 € per quelli impiantistici.