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Il cemento vira al “verde” e all’economia circolare

Si riduce l’impatto ambientale e l’uso di materie prime a favore del riciclo, nella logica di economia circolare: il cemento punta a una maggiore sostenibilità

È un percorso lento, ma avviato e costante quello del cemento verso una maggiore sostenibilità ambientale. Lo testimoniano i dati emersi dal Rapporto di Sostenibilità 2016 di AITEC, giunto alla quinta edizione. Il report evidenzia un calo costante delle emissioni di ossidi di zolfo (-33,5%) e di ossidi di azoto (-14,8%) ma il calo più significativo in termini percentuali è quello delle polveri PM10: -25,3%. Va detto che si è registrato anche un calo della produzione del 7,2% rispetto al 2015, come avevamo già avuto modo di scrivere. Ma il lento cammino verso un minore impatto e a una maggiore attenzione all’ambiente c’è e lo si vede anche dal maggiore utilizzo (+3,2%) di combustibili alternativi.

Economia circolare, il settore del cemento aumenta il riuso

L’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento che riunisce tutte le principali aziende del settore che rappresentano circa il 90% della produzione nazionale di cemento, tiene a evidenziare l’impegno del settore verso la sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Un impegno che passa anche attraverso l’innovazione tecnologica: l’investimento superiore ai 66 milioni di euro negli ultimi tre anni è stato fatto su tecnologie che mirassero a una riduzione degli impatti. Tutto questo nonostante la crisi perdurante del settore.

Ma quello che emerge dal report è il maggior riuso delle risorse a fronte di una diminuzione dell’impiego di materie prime. Nel primo caso AITEC sottolinea che il recupero sia di materia che di energia dai rifiuti è considerata a livello europeo una delle migliori tecniche disponibili (BAT) in tema di sostenibilità. “Il lento ma costante aumento dei tassi di sostituzione dei combustibili fossili e delle materie prime naturali testimonia la volontà e la capacità dell’industria italiana del cemento di aderire ai principi europei della Circular Economy”. Il lieve ma costante aumento del tasso di impiego dei combustibili alternativi (aumentato dal 13,3% del 2014 al 16,5% del 2016, evidenziando appunto un +3,2%) risalta maggiormente se si considera che si è ridotto il consumo di combustibili fossili non rinnovabili.

Indietro rispetto all’Europa, ma in progressivo miglioramento

Certo, afferma la stessa Associazione, siamo ancora molto lontani da Germania, Austria, Belgio e Polonia che, segnano tassi di sostituzione calorica con combustibili alternativi superiori al 50%, ma anche alla media europea (40%): l’Italia del cemento segna, come detto, un 16,5%. Il paradosso è che “le cementerie europee (tedesche, austriache, francesi) realizzano tassi di utilizzo elevati anche grazie a combustibili derivati dai rifiuti provenienti dal nostro Paese, dove tale pratica incontra forti opposizioni a livello locale”, evidenzia AITEC in una nota.

Ma il comparto nazionale sta facendo costanti passi in avanti. Per esempio, nella progressiva sostituzione delle materie prime naturali con materiali derivanti da scarti di altri processi industriali. “Nel 2016, questo tasso di sostituzione ha raggiunto il 6,7%, valore in linea con agli altri paesi europei“.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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