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Scienza unita nel denunciare l’inazione sul clima

La concentrazione di CO2 in atmosfera non è stata mai così elevata da almeno 800mila anni a questa parte. C’è un grosso gap tra dichiarazioni degli Stati e i fatti.

Si è concluso il Climate Action Summit (si è svolto durante l’Assemblea Generale dell’Onu sugli SDGs) voluto dal segretario delle Nazioni Unite António Guterres per far aumentare l’ambizione politica nella lotta al cambiamento climatico. C’è da dire che, anche questa volta, il summit non ha brillato per risultati raggiunti da parte dei Capi di stato, che si sono dati (ri)appuntamento alla prossima Cop che si svolgerà agli inizi di dicembre, in Cile.
Ciò che emerge con forza dalla settimana andata in scena tra il 20 e il 27 settembre, oltre al discorso di Greta Thunberg e gli scioperi climatici in giro per il mondo, è stata l’ulteriore denuncia del mondo scientifico, unito nel dire che il tempo stringe, che bisogna agire subito, e che esiste una grossa forbice tra le dichiarazione fatte in sede internazionale da parte degli Stati e la realtà.
È scritto chiaramente nel rapporto “United in science” presentato dalle più grandi organizzazioni mondiali che si occupano di scienze climatiche, quali l’Ipcc, il World meteorological organization, Un environment, Global carbon project, Future earth, Earth league e Global framework for climate services.
Nello studio viene ricordato come la quantità di CO2 presente in atmosfera non sia mai stata così elevata da almeno 800mila anni: siamo ora a più di 410 parti per milione (ppm) di anidride carbonica in atmosfera, mentre nell’epoca pre-industriale (1880) si registrava una quantità pari a 280 ppm. La media segnata dalla temperatura negli ultimi 4 anni è la più alta di sempre, e in generale la temperatura media terrestre è aumentata di 1,1°C rispetto al 1880.
In generale, la quantità di anidride carbonica emessa nel 2018 è stata pari a 37 miliardi di tonnellate, e non sembra esserci nulla che fa pensare a un picco globale, anzi c’è il rischio che possa continuare a crescere. Nonostante, infatti, l’espansione delle rinnovabili, aumenta di pari passo l’uso di energia fossile, e va ricordato che la stragrande maggioranza dell’energia prodotta nel mondo avviene ancora attraverso l’uso di petrolio, gas e carbone (circa l’80%).

“L'ultima volta che l'atmosfera terrestre conteneva 400ppm di CO2 è stato tra 3 e 5 milioni di anni fa, quando le temperature superficiali medie globali erano più calde di 2-3°C rispetto a oggi, e la fusione delle calotte in Groenlandia e Antartide occidentale aveva causato un aumento del livello del mare di 10-20 metri in più rispetto alla media odierna” si legge nel rapporto.
Inoltre, gli attuali NSDCs (Nationally determined contributions), i piani di riduzione delle emissioni gas serra che i Paesi hanno presentato a Parigi in occasione dell’Accordo, se attuati ci porteranno a un mondo più caldo di almeno 3°C entro fine secolo (ma l’Accordo di Parigi prevede che vengano rivisti al rialzo). Il problema è che i Paesi non sono al passo neanche con quanto dichiarato, nonostante questi sforzi (gli NDCs) risultino lontani dagli obiettivi 1,5°C e 2°C (la Cop 21 ha stabilito che le Nazioni devono mantenere l’aumento medio della temperatura entro i 2°C, facendo il possibile per restare sotto 1,5°C).
Insomma, senza un repentino cambio di rotta non sarà possibile centrare alcun obiettivo climatico, un fattore che metterà a repentaglio non solo la stabilità del sistema climatico, ma che renderà irraggiungibile i Goal dell’Agenda 2030. Dalla lotta alla povertà a quella alle disuguaglianze, passando per la tutela della biodiversità, solo una profonda decarbonizzazione su scala mondiale può rendere il Pianeta più equo e inclusivo per tutti.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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