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50 miliardi di anni di storia evolutiva a rischio

Alcune delle specie sul Pianeta tra le “più strane e meravigliose” sono probabilmente destinate a soccombere per via della sesta estinzione di massa

Dalle “tartarughe punk” Mary River al primate nativo del Madagascar chiamato Aye Ayes, con la particolare caratteristica di avere dei pollici in più, la pressione esercitata sull’ambiente sta decimando molti straordinari esseri viventi.
"Si tratta di due esempi, alcuni degli animali più incredibili e trascurati del pianeta Terra - ha dichiarato il filogenetico Rikki Gumbs dell'Imperial College di Londra. - Dalle lucertole senza gambe ai minuscoli serpenti ciechi fino agli anfibi rosa simili a vermi chiamati ceciliani, sappiamo poco di queste affascinanti creature, molte delle quali potrebbero scivolare silenziosamente verso l'estinzione".

Secondo lo studio “Global priorities for conservation of reptilian phylogenetic diversity in the face of human impacts” pubblicato su Nature communications il 26 maggio, l’uomo sta “tagliando interi rami del nostro albero evolutivo”. Per capire fino a che punto Gumbs, insieme a un team di ricercatori internazionali, ha utilizzato i dati sul rischio di estinzione di oltre 25mila specie, combinandoli con un modello che mostra la relazione tra specie viventi ed estinte, in modo da stimare “quanta storia evolutiva stiamo estinguendo”.
I dati sono sorprendenti: interi gruppi di specie strettamente correlate, come i pangolini e i tapiri, potrebbero presto essere persi per sempre. Inoltre, ricorda il rapporto, esistono una serie di specie uniche, evolutivamente distinte (come l’Aye Ayes nomnato prima) che sono l'unico e ultimo ramo rimasto di un albero evolutivo che va avanti da moltissimo.
"Le nostre analisi rivelano l'incomprensibile scala delle perdite a cui andremo incontro se non si dovessero prendere precauzioni per salvare la biodiversità globale", ha avvertito Gumbs. Si stima che siano in forte pericolo oltre 50 miliardi di anni di storia evolutiva, se sommiamo tutte le specie a rischio. Un numero pure “probabilmente sottostimato” dato che la contabilità ambientale su questo genere di animali ha diverse lacune.
"Per far comprendere meglio la cosa, solo i rettili potrebbero perdere almeno 13 miliardi di anni di storia evolutiva unica, all'incirca lo stesso numero di anni trascorsi dall'inizio dell'intero Universo", ha aggiunto Gumbs.

Le specie evolutivamente distinte hanno tratti e qualità che non si vedono altrove nel regno animale. Perderle significherebbe dire addio a funzioni ambientali uniche e a un ulteriore disfacimento delle connessioni presenti nell’ambiente naturale. Per esempio, i tapiri svolgono un ruolo importante nella germinazione e nella dispersione dei semi: la loro perdita potrebbe avere un impatto sulle piante presenti nelle foreste, un fattore che a sua volte potrebbe mettere a rischio la vita degli animali che dipendono da quelle piante.

I rettili stanno affrontando una perdita di specie senza eguali; il loro albero filogenetico diventa sempre più spoglio, così per la sistematica e la filogenesi, le discipline che si occupano di comprendere le relazioni di parentela tra i vari gruppi diventa sempre più difficile fare approfondimenti sui loro legami: perdiamo "rami" e perdiamo tutto un patrimonio di geni che ci aiuterebbe a fare sempre più luce sulla storia evolutiva.
Particolari esemplari di rettili risiedono nelle aree più trascurate al mondo, dove invece si dovrebbero intensificare le operazioni di tutela ambientale. Tra questi luoghi di “crisi della biodiversità”, risultano per esempio i Caraibi. "Sappiamo dai dati raccolti sulle specie a rischio che le maggiori minacce sono date dall'espansione dell'attività agricola e dalla domanda globale di carne – chiosa infine Gumbs -. Non è troppo tardi, possiamo ancora ripristinare queste aree, ma bisogna intervenire subito con azioni di conservazione”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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