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Iniziata a Bruxelles la discussione sul glifosato

In Europa va in scena l'ultimo atto sul glifosato, intanto la Francia si schiera e dice no al rinnovo

È cominciato il dibattito di Bruxelles che decreterà il destino del pesticida più usato, e discusso, al mondo in terra europea. Dopo una serie di rinvii, infatti, l’Europa deve ora decidere se autorizzare o meno per altri 10 anni l’uso del glifosato (sostanza contenuta nel diserbante Roundup, prodotto di punta della Monsanto) su suolo comunitario.
Approvato per la prima volta quindici anni fa, la decisione verrà presa su base maggioritaria: la metà più uno dei 28 Stati Membri devono dirsi favorevoli o meno.
Sulla posizione italiana c’è ancora un velo di mistero, nessuna dichiarazione che ne abbia anticipato le intenzioni di voto. E per questo la Coalizione #StopGlifosato chiede una valutazione attenta al nostro Paese portando come esempio il percorso intrapreso dall’Austria.
“Chiediamo all’Italia di seguire il percorso dell’Austria, dove l’agenzia per la sicurezza alimentare ha chiesto alla Commissione Europea un’indagine ufficiale sul presunto plagio della valutazione di rischio. Il governo austriaco ha chiesto di non prendere decisioni sul glifosato senza prima aver fatto chiarezza sulla vicenda “Monsanto papers”. Cioè dell’intromissione della multinazionale produttrice dell’erbicida (la Monsanto) nelle ricerche teoricamente indipendenti svolte dalle agenzie europee ECHA e EFSA, che hanno assolto il glifosato dai sospetti di cancerogenicità”. Inoltre chiede ai “Ministri Martina, Galletti e Lorenzin di prendere la testa di una coalizione di Paesi che puntano sulla salute dei cittadini, la qualità dei cibi e la difesa dell’ambiente: elementi, tutti questi, fondativi della identità europea. È essenziale che l’Italia si attivi a livello europeo perché il verdetto tecnico (atteso in questi giorni) vada nella direzione giusta”.

La Francia si schiera: no al glifosato
Arrivano direttamente dall’altro lato delle Alpi le prime dichiarazione di voto.
Intenzionata ad ascoltare le proteste dei suoi cittadini e a mettere l’ambiente al centro dell’agenda politica (ha da poco dichiarato di voler fermare le attività di esplorazione ed estrazione di gas e petrolio su territorio nazionale dall’anno 2040), la Francia ha deciso cosa voterà sul glifosato. Qualche giorno fa, infatti, il ministro dell’Ecologia, Francois Hulot, ha espresso la volontà transalpina di dire no al rinnovo dell’uso del diserbante in terra comunitaria. Intenzione confermata pure dal Primo Ministro Edouard Philippe: entro la fine del mandato Macron (2022) la Francia ne vieterà l’utilizzo in agricoltura e negli altri settori all’interno della nazione e voterà no al rinnovo UE. Una presa di posizione forte, forse un modo per convincere quei Paesi ancora indecisi?

Nuove pressioni sull’Europa
Intanto, nonostante la pressione mediatica fosse già alle stelle, arriva direttamente dalle colonne del Guardian un nuovo elemento che aggiunge sale alla discussione.
Il giornale d’inchiesta britannico accusa l’EFSA, e cioè l’istituzione europea che si occupa dei controlli sui prodotti che finiscono sulle nostre tavole, di aver copiato pagine e pagine della sua valutazione da quella della “Glyphosate Task Force”, organo aziendale che fa parte della Monsanto, la multinazionale USA colosso del settore agro-chimico, principale produttore del glifosato.
Secondo il Guardian le pagine copiate sono circa 100 e riguardano proprio la parte che analizza i fattori genotossici (la capacità di far mutare le cellule) e cancerogeni del diserbante.
“Non sono studi del Glyfosate Task Force. Sono piuttosto studi che fanno parte della pubblica letteratura scientifica sull’argomento”, la prima difesa EFSA per bocca di un suo portavoce.
EFSA che per la valutazione, in passato, si era scontrata pure con lo IARC (istituto indipendente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Secondo lo IARC, infatti, il glifosato è “cancerogeno per gli animali” e “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”, mentre per EFSA è “improbabile che sia cancerogeno per gli esseri umani”.
E secondo l’Europa? Dovrebbe essere il 5 ottobre il giorno scelto per il voto, non ci resta quindi che attendere qualche altro giorno.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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