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Smart home e startup portano l’IoT in casa

Il mercato smart home è cresciuto ed è sempre più popolato dalle startup. Ma i consumatori sono in parte ancora dubbiosi

Un consumatore su quattro ha in casa almeno un oggetto intelligente e il 58% ha intenzione di comprarne almeno uno. La casa connessa è sempre più una realtà che affascina gli italiani: il valore del mercato delle soluzioni Internet of Things per la smart home nel nostro Paese è pari a 185 milioni di euro nel 2016, cresciuto del 23% rispetto al 2015.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano. L’IoT entra dalla porta di casa, sottolinea il report, e lo fa attraverso più di 290 soluzioni per la casa connessa censite in Italia e all’estero. Al primo posto tra gli oggetti di maggiore richiesta vi sono quelli rivolti alla sicurezza: circa un oggetto su tre (31%) rientra in questo comparto. La domanda si orienta su videocamere di sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento. Dietro, a una certa distanza, vi sono gli oggetti per la gestione energetica, come le soluzioni per il controllo remoto degli elettrodomestici (10%), la gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento (8%), il monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici (10%). Siamo solo all’inizio «di un percorso di crescita dal grande potenziale», afferma il direttore dell'Osservatorio Internet of Things, Angela Tumino. «Verso la casa connessa, infatti, oggi si muovono grandi player globali, startup, retailer, produttori, assicurazioni, utility e operatori delle telecomunicazioni».

Startup in salute nella mercato smart home

Le startup che operano nella smart home a livello globale sono 124, in costante crescita (+26% rispetto al 2015) e offrono numerose soluzioni. L’interesse verso di loro è sensibile se si considera che sul totale, 89 sono finanziate da investitori istituzionali e capaci di raccogliere in totale quasi 1,2 miliardi di dollari negli ultimi tre anni. Ma quali sono le soluzioni offerte dalle startup? Principalmente riguardano l’ambito sicurezza (22%), la gestione scenari (20%) e il monitoraggio dei consumi energetici (18%).

I dubbi dei consumatori sulla cyber security

Abbiamo accennato ai consumatori italiani. Il 26% dispone già oggi di almeno un oggetto connesso. Ma c’è anche chi non ne conta nemmeno uno in casa propria e nella metà dei casi si dichiara “in attesa di soluzioni tecnologicamente più mature” per acquistarli. Proprio sui consumatori si è focalizzata l’indagine realizzata dall'Osservatorio Internet of Things in collaborazione con Doxa da cui emerge che gli italiani non ritengono ancora sufficientemente pronta l’offerta della “domotica evoluta”: C’è poca fiducia sulla possibilità che i dati personali siano protetti da eventuali attacchi da parte di hacker: il 67% dei potenziali acquirenti è preoccupato per i rischi di accesso o controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati. La sicurezza si conferma al primo posto anche tra le preferenze dei consumatori che hanno già acquistato prodotti (13%); a seguire c’è la climatizzazione (8%), il riscaldamento (8%) e la gestione degli elettrodomestici da remoto (6%).

In ogni caso, per i consumatori italiani è determinante la presenza di installatori (come idraulici o elettricisti) o piccoli rivenditori: il 70% di chi ha comprato oggetti connessi si è rivolto a loro e lo farà una percentuale tra il 35% e il 60% (a seconda dell'oggetto) di chi acquisterà in futuro.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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