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Startup e domotica, un binomio che funziona

Offrono il 52% delle soluzioni smart home le startup, sempre più numerose a livello internazionale. Anche in Italia gli esempi e le opportunità non mancano

Quello delle startup è un fenomeno in costante evoluzione. Un comparto attivo in vari ambiti dove l’innovazione è un presupposto determinante. Tra questi, la domotica ancor più se concepita nella sua versione più evoluta e interconnessa, vale a dire la smart home. Proprio in questi giorni, come abbiamo scritto, è emerso il peso specifico delle realtà innovative nel comparto: nel report dedicato dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano si legge che il 52% delle soluzioni specifiche sono proposte da queste realtà. E anche il loro numero è in costante aumento: +26% rispetto al 2015 registrate in tutto il mondo.

Esempi di “domotica smart”

Dicevamo delle soluzioni: l’offerta delle startup spazia in ogni settore e risponde a ogni esigenza. L’ambito sicurezza è quello che attrae il maggiore interesse, dato che il 22% delle realtà innovative ha sviluppato almeno un prodotto specifico: in questo senso gli esempi non mancano. C’è la tedesca Smartfrog che ha realizzato una videocamera WiFi integrata con un servizio cloud per la registrazione dei video. Ma c’è anche l’italiana Authometion con LYT Sonic, il primo sistema di allarme al mondo integrato in una lampadina. E sempre in tema di sicurezza si segnala, sempre ad esempio, la soluzione progettata da Ring: un campanello smart per aprire da remoto la porta di casa, entrato a far parte recentemente della più ampia offerta ADT Smart Home Pulse. Un caso, questo, di come spesso le proposte delle startup siano complementari rispetto all’offerta tradizionalmente veicolata da grandi aziende, sottolinea la ricerca dell’Osservatorio.

Oltre alla sicurezza ci sono altre funzionalità, tra cui spiccano la gestione scenari (un quinto delle  startup ne ha almeno una soluzione dedicata). Un esempio è offerto dalla startup italiana IOOOTA che ha sviluppato la piattaforma Jarvis per controllare dispositivi eterogenei connessi presenti in casa. Tra queste spicca anche Alfred, un’idea generata da un’allora 25enne ingegnere informatico che ha progettato un software per la gestione di ogni dispositivo presente in ambito domestico. Oggi Alfred ha lasciato il posto a Gideon, un prodotto che va a sostituire e trasformare il concetto di maggiordomo digitale, in una soluzione di casa più sofisticata che impara dai comportamenti degli utenti, prevedendo le esigenze e gli scenari e, infine, risparmiando tempo e denaro.

Tra le soluzioni per il monitoraggio dei consumi energetici, che costituisce un altro ambito di particolare interesse (per il 18% delle startup) in ottica efficienza energetica, è da segnalare la statunitense Sense, che propone un dispositivo in grado di monitorare i consumi puntuali di diversi elettrodomestici.

Startup e opportunità 

Le startup confermano, inoltre, il loro potere attraente per gli investitori. Delle 124 operanti nel settore smart home, 89 sono finanziate da investitori istituzionali, con un interesse, tradotto in raccolta investimenti, crescente: negli ultimi tre anni, infatti, sono stati raccolti quasi 1,2 miliardi di dollari, con un incremento del 27% nel 2015 e del 22% nel 2016. Sono sempre dati dell’Osservatorio, che segnala:

“Indipendentemente dalle specifiche funzionalità supportate, si osserva una grande e crescente attenzione da parte di produttori, compagnie assicurative, utility e OTT verso queste nuove iniziative imprenditoriali, in ottica open innovation. Sempre più spesso vengono attivati accordi di partnership con startup emergenti o si procede all’acquisizione di quelle startup che hanno saputo raccogliere primi riscontri positivi dal mercato: l’esempio, in quest’ultimo caso è l’acquisizione a inizio 2017 di MyFox, startup che ha sviluppato un sistema d’allarme controllabile da remoto, da parte di Somfy, produttore di domotica e di soluzioni smart per la casa”.

Il contesto italiano

In questo quadro, com’è stato possibile notare anche solo dagli esempi citati, le realtà italiane non mancano. Tutt’altro: anzi, proprio quelle nazionali mostrano di essere piuttosto vive, mostrando interessanti opportunità per chi ha una buona idea e un adeguato spirito imprenditoriale. Il ministero dello Sviluppo economico confermava la crescita dell’ecosistema italiano, in termini ad esempio di numero di startup registrate (+41% sull’anno precedente), di forza lavoro coinvolta (+47,5%) e di valore medio della produzione (+33%) e risorse finanziarie raccolte (+128%, considerando il versante dell’accesso al credito mediante il Fondo di Garanzia per le pmi). E considerava:

“A quattro anni dal lancio dello Startup Act la normativa italiana è ormai riconosciuta tra le strategie di sostegno all’imprenditoria innovativa più avanzate a livello internazionale. Stando ai risultati dello Startup Manifesto Policy Tracker, pubblicato nel marzo 2016, l’Italia si posiziona infatti al secondo posto tra i 28 Paesi membri dell’Unione europea per tasso di adozione delle raccomandazioni promosse dalla Commissione europea sul tema”.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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