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Soluzioni oceaniche

Gli oceani sono minacciati dai cambiamenti climatici, ma possono essere anche parte della soluzione

Gli oceani. Sono i quattro quinti della superficie terrestre, minacciati dai cambiamenti climatici che ne riducono gli stock ittici e ne aumentano l'acidificazione. Però possono offrire soluzioni contro il cambiamento climatico, molto più di quanto stimato sino ad oggi.

Potrebbero, gli oceani contribuire per un quinto, il 21%, ovvero 11 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti, dei tagli annuali delle emissioni necessari nel 2050 per limitare l'aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi centigradi. Una riduzione superiore alle emissioni annue di tutte le centrali elettriche a carbone nel mondo, oppure alle emissioni annuali della Cina.

Ad affermare ciò sono gli esperti dell'High-Level Panel for a Sustainable Ocean Economy con uno studio 'The Ocean as a Solution for Climate Change: 5 Opportunities for Action" pubblicato di recente e commissionato da Australia, Canada, Cile, Figi, Ghana, Indonesia, Giamaica, Giappone, Kenya, Messico, Namibia, Norvegia, Palau e Portogallo.

Le cinque azioni prospettate dagli scienziati vanno dall'aumento dell'energia rinnovabile basata sugli oceani, con un risparmio di 5,4 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno alla decarbonizzazione del trasporto marittimo e delle infrastrutture portuali e turistiche. Le soluzioni passano poi per l'aumento della protezione e il ripristino degli ecosistemi che possono catturare carbonio, ossia mangrovie, fanerogame e paludi salmastre, e lo stoccaggio del carbonio nei fondali marini. Un'altra soluzione è una dieta basata su fonti proteiche a basse emissioni, come i frutti di mare e le alghe marine. Oltre a frenare il cambiamento climatico queste azioni aiuterebbero a sviluppare un'economia sostenibile, proteggendo le comunità costiere dalle tempeste, fornendo posti di lavoro e migliorando la sicurezza alimentare.

In risposta al rapporto, i capi di governo dei 14 Paesi che rappresentano circa il 30% delle coste mondiali, il 30% delle zone economiche esclusive, il 20% delle catture oceaniche e il 20% della flotta marittima, hanno rivolto un appello urgente per agire sugli oceani, in modo da attivare nuovi impegni politici, partnership e investimenti.

Un dubbio però è lecito. Tra gli stati che hanno commissionato il rapporto ci sono Australia, Canada e Giappone che sono, nei fatti e al di la dei proclami alcune delle nazioni più impegnate sull'economia fossile. Lo spostamento dell'attenzione su soluzioni "oceaniche" potrebbe presupporre il fatto di conservare parte dei sistemi fossili, si pensi al carbone australiano o alle sabbie bituminose canadesi. Un'opzione che viene da più parti criticata.

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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