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L’oceano si scalda a una velocità maggiore di quello che pensavamo

Un nuovo studio avverte: sottostimato il potere calorifico dell’oceano. In futuro l’aumento di temperatura potrebbe essere maggiore di quello atteso

La temperatura degli oceani sta aumentando, e lo fa a una velocità maggiore di quello che si pensava. Secondo l’analisi condotta dall’Academy of Sciences cinese, pubblicata sulla famosa rivista scientifica “Science”, il calore oceanico ha registrato un nuovo record nel 2018 (dopo quello del 2017).
Il fenomeno, intensificato dal cambiamento climatico - ricordiamo che l’oceano è l’ecosistema terrestre ad aver assorbito la maggior quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera fino a ora -, sta portando all’innalzamento dei mari e a una serie di conseguenze disastrose.
Parliamo di uragani e altri eventi meteorologici estremi che, con le temperature oceaniche sempre maggiori, aumentano l’intensità e il loro potere distruttivo.
"Il fenomeno è guidato dall'accumulo di anidride carbonica nell'atmosfera a causa delle attività umane - sostiene Lijing Cheng, tra i principali autori dello studio -, è semplicemente la firma dell'aumento della quantità di gas serra prodotti".

I ricercatoti hanno scoperto che dal 1960 il calore oceanico è aumentato a un tasso maggiore di quello descritto nel “Fifth Assessment Report” (Ar5): lo studio, preso come esempio dalla comunità scientifica in materia di clima, condotto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) nel 2013 (il panel di supporto alla Conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima, che solo un paio di mesi fa ci ha avvisato: restano soltanto 12 anni per mettere in campo un’azione climatica decisa, se vogliamo contenere l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi). Un rapporto “colpevole”, secondo l’Accademy, di aver sottostimato la relazione tra gas serra e temperatura oceanica.

Attraverso i dati raccolti, gli scienziati hanno documentato aumenti dell'intensità delle piogge e delle tempeste più potenti degli ultimi anni come gli uragani Harvey nel 2017 e Florence del 2018.
Negli ultimi 13 anni la situazione è stata monitorata attraverso “Argo”, il nuovo sistema di osservazione messo a punto dall’Accademia di scienze cinese.
Il sistema per il calcolo ha utilizzato quasi 4000 robot oceani capaci di immergersi a una profondità di circa 2000 metri, registrando così le temperature anche nei pressi dei fondali.
“Gli oceani sono la fonte di energia per gli eventi estremi – continua Cheng -. Le tempeste nel periodo 2050-2100 saranno di sicuro più potenti di quelle del periodo 1950-2000”.
Inoltre, il ricercatore ha aggiunto che “l’oceano oltre ad avere una grande capacità calorifera, ha infatti fino a ora intrappolato il 90% dell’energia legata all’aumento delle emissioni, possiede una riposta ritardata”.
In pratica, tutta l’energia immagazzinata negli ultimi decenni potrebbe essere sprigionata in futuro, rendendo la situazione climatica ancora più seria.
“Pur rispettando infatti l’Accordo di Parigi, l’oceano continuerà a riscaldarsi e il livello del mare continuerà a salire ancora per molti anni. Bisogna fare il possibile ora per evitare grossi danni nel prossimo futuro”, ha concluso Cheng.

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Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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