Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico.
California contro le politiche anticlima di Trump
La California è contro Trump. Sede di molte delle aziende della Silicon Valley, delle star di Hollywood impegnate nell'ecologia e da sempre all'avanguardia sulle questioni ecologiche la California, che da sola con un Pil 2.750 miliardi di dollari è la quinta economia del Pianeta (dato 2017) ha deciso di sfidare apertamente il presidente Donald Trump su clima ed energie rinnovabili, proprio mentre la delegazione statunitense presente al summit sul clima di Bangkok della settimana scorsa faceva di tutto, assieme ad altri paesi sviluppati, per non fare approvare le linee guida dell'Accordo di Parigi che devono essere approvate entro l'anno. Il governatore democratico della California Jerry Brown, infatti, ha ratificato una legge approvata dal parlamento locale per produrre entro il 2045 energia senza alcuna emissione di gas ad effetto serra. «Con questa legge, la California è sulla buona strada per rispettare gli obiettivi dell'accordo di Parigi e anche per andare oltre. - ha detto Brown, commentando l'approvazione del testo - Non sará facile e non sará immediato ma deve essere fatto».
La legge è particolare visto che fa leva sulla trasmissione e non direttamente sulla produzione elettrica. Al 2045, infatti, la California prevede che il 100% dell'elettricità distribuita attraverso la rete statale possieda un bilancio della CO2 neutro. Ossia pari a zero emissioni. Si tratta di una scelta strategica perché se da un lato costringe le imprese produttrici a svoltare verso le rinnovabili in maniera decisa, sotto a un altro punto di vista è una decisione all'insegna della neutralità tecnologica che lascia ampi spazi all'innovazione. In questa maniera infatti il legislatore lascia mano libera alle imprese su quale tecnologia utilizzare, tenendo la porta aperta alle innovazioni.
E sono fissati anche degli interventi intermedi. Dal 2025 infatti, il 50% della produzione elettrica di stato dovrá arrivare da energie rinnovabili e nel 2030 il 69%. Il resto della produzione di energia potrá essere fornita da altre fonti (come le centrali nucleari) purchè non emettano gas a effetto serra nell'atmosfera. Secondo gli esperti, l'energia solare ed eolica costituisce l'8% dell'elettricitá Usa, e circa il 20% nella sola California. E non basta. Gli Stati Uniti, infatti, mancheranno di un terzo il loro obiettivo di riduzione dei gas serra al 2025, fissato dall'ex presidente Barack Obama. Ad affermarlo è un rapporto diffuso in occasione del Globale Climate Action Summit di San Fransisco, in programma dal 12 al 14 settembre. Le emissioni di gas serra americane si saranno ridotte del 17% nel 2025 rispetto al 2005, mentre Obama aveva fissato un obiettivo di almeno il 26%, secondo la previsione del rapporto commissionato dal gruppo di città, Stati e imprese "America's Pledge".
Secondo lo studio, tuttavia, l'impegno degli attori non federali potrebbe portare a una riduzione delle emissioni del 21% rispetto al 2005, e se gli impegni fossero "rivisti al rialzo" si potrebbe arrivare al 24%. A oggi sono più di 3mila gli Stati, le città e le imprese che hanno firmato per mantenere gli obiettivi di Parigi, secondo il rapporto Fulfilling Americ's Pledge e rappresentano oltre la metà dell'economia americana per il 35% delle emissioni di gas serra a livello nazionale.