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Riqualificare in bioedilizia, la canapa entra in città

A Torino il progetto interuniversitario La Termitière intende sperimentare le tecniche di bioedilizia in città, usando canapa, calce, terra cruda e paglia

Canapa, paglia, calce, terra cruda: la natura è ancora una volta protagonista in edilizia, in un’idea che si rifà a una visione condivisa. L’hanno battezzata La Termitière, ovvero “il termitaio”, un progetto di studio nato nel 2016 e condotto da un gruppo di studenti di Architettura, Ingegneria e Design del Politecnico di Torino, che hanno sviluppato un progetto di riqualificazione energetica in bioedilizia nel centro di Torino, nella Casa del Quartiere “Hub Multiculturale Cecchi Point”.

Coordinato dal professor Andrea Bocco (DIST - Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio), come riporta il sito del Politecnico, il progetto ha visto la realizzazione in autocostruzione di un cappotto d’isolamento interno (calce-paglia e terra-paglia) e intonaci naturali (terra cruda e calce), utilizzando solo tecniche legate alla bio-architettura, con il supporto di artigiani e progettisti esperti. Come è spiegato:

L’obiettivo è quello di fare ricerca sui materiali da costruzione e apprendere le tecniche costruttive e la tecnologia dei materiali direttamente in cantiere, tramite il principio del Learning by Doing. Il progetto continuerà finché ci saranno studenti interessati disposti a portarlo avanti, recuperando spazi dismessi del Comune di Torino”.

Gruppo La Termitiere

La ricerca unita dalla bioedilizia

Gli stessi artefici del progetto raccontano quest’esperienza capace di unire diverse competenze e percorsi didattici grazie al comune desiderio di approfondire tematiche legate alla bioedilizia. Così hanno deciso di proseguire la ricerca sui sistemi costruttivi a base di terra cruda, paglia e calce, “elaborando un progetto che, oltre ad essere un’occasione di studio, culminasse nella realizzazione di un’opera da lasciare in uso alla città di Torino”, spiegano nella propria pagina Facebook de La Termitière, motivando lo scopo del loro agire comune: sperimentare le tecniche all'interno di un contesto metropolitano, “dimostrando così che materiali come la terra cruda, la paglia e la calce possono essere vantaggiosamente utilizzati anche per il recupero edilizio nelle grandi città del cosiddetto primo mondo, oltre che in ambito rurale o in Paesi in via di sviluppo, uguagliando - se non superando - gli standard della cosiddetta edilizia tradizionale”.

La Termitière oggi

Ma a che punto è oggi? «Il progetto è attualmente (e nuovamente) “sul tavolo” della Commissione per la Progettualità Studentesca del Politecnico di Torino che deciderà se finanziarlo o meno per l'anno 2018», risponde Angelo Iurlaro, uno degli ideatori, all’epoca laureando e oggi Architetto e progettista esperto di edilizia bioecologica e tecnologia dei materiali, specializzato nei processi di autocostruzione e cantieri didattici partecipativi, progettazione impiantistica ed energetica. Proprio lui ci spiega come La Termitière è stato ripresentato da un nuovo gruppo di studenti di varie facoltà di Architettura e Ingegneria, sempre PoliTo, «che hanno riscritto il progetto insieme a noi ex-coordinatori: oltre me, il dottore in Architettura Arthur Bohn. Nel vice-coordinamento del team vi era, invece, la dottoressa in Architettura Gaia Conti».

Bohn, attualmente, è anche iscritto al corso di laurea magistrale in Ingegneria Edile e quindi seguirà nuovamente il progetto da coordinatore esperto nel 2018, insieme ad altri studenti appena entrati all'interno del gruppo di lavoro: Andi Dani, Ester Carissimi e Louis Chapsal.

Bioedilizia, tra innovazione e tecniche antiche

Il progetto, quindi, prosegue cercando di coinvolgere nuovi artigiani, progettisti e investigando nuove tecniche: dalla più tradizionale del pavimento in calcestruzzo armato a quelle più innovative come la parete a secco in canapa, calce e terra cruda, o il pavimento in mosaico con getto in calce idraulica. «Si svilupperanno anche nuovi pannelli isolanti grazie alle informazioni che ho ricavato dagli studi della tradizione artigiana antica e durante la professione di architetto e artigiano – illustra ancora Iurlaro – Gli artigiani “senior” coinvolti seguiranno gli studenti in giornate formative organizzate. Io invece, dopo aver ideato il progetto e averlo seguito da studente coordinatore, lo seguirò ancora, ma da architetto e artigiano, come presenza costante, dando un sostegno continuo ai nuovi ragazzi».

Sponsor cercasi per il progetto green

Attualmente «ricerchiamo sponsor che ci aiutino ad ammortizzare le spese e magari espandere i lavori all'interno della Casa del Quartiere Hub Multiculturale Cecchi Point. Per il futuro prevedo di impegnarmi in modo da garantire una continuità al progetto, magari cercando di far "proliferare" dei cantieri didattici studenteschi all'interno dell’Università, attualmente priva di iniziative simili, a mio parere fondamentali per la formazione accademica. Per me, infatti, questo progetto è stato di grande importanza: mi ha formato sia dal punto di vista tecnico che da quello manageriale e della gestione dei rapporti con i fornitori. Mi ha dato l’opportunità di esprimere la mia creatività e formare una rete di contatti importantissima per poter intraprendere la libera professione. Il cantiere ha dato a tutti noi un apprendimento vero, concreto, e ha creato un gruppo che si è distinto per la tenacia grazie alle soddisfazioni che man mano arrivavano nel veder realizzato il proprio lavoro», conclude l’Architetto.

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Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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