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Rifiuti: il Ministero dell'Ambiente prova a dare il Buon Esempio

Grazie al progetto “Buon Esempio” si punta a ridurre la quantità dei rifiuti del Ministero dell’Ambiente e ad esportare il modello virtuoso

Per la prima volta in Italia è un Ministero ad essere oggetto di studio attraverso un piano di riduzione di rifiuti per le proprie sedi. È quanto ha intenzione di fare il Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare attraverso il progetto “Buon Esempio”, presentato durante la settimana dei rifiuti europea dal Ministro Galletti, insieme al Direttore generale per i Rifiuti e l’Inquinamento Mariano Grillo, e Roberto Cavallo di AICA (Associazione Internazionale Comunicazione Ambientale).

“L’idea è far partire dal Ministero dell’Ambiente il Buon Esempio per le altre istituzioni, motivo per cui abbiamo chiamato così il piano – dichiara Galletti – Si parte da qui per estenderlo ad altre amministrazioni pubbliche come comuni e regioni. È un piano che si batte per l’educazione, serve a formare una cultura ambientale, e la scienza, perché da sola la buona volontà non basta, c’è bisogno di individuare con studi scientifici quali azioni sono compatibili con il proprio lavoro per produrre meno rifiuti possibili. Inoltre, sottolinea l’importanza dei piccoli gesti, posseggono un valore etico e morale più alto di quello che sembra. Valore che si collega all’Accordo di Parigi, dove la diminuzione dei rifiuti può portare ad un meno 4% delle emissioni nazionali. Quindi, se interveniamo sulla quantità riduciamo pure la CO2, e da un punto di vista economico, i rifiuti rappresentano il modo meno costoso per tagliare le emissioni”.

Il piano ha come obiettivo ridurre entro 4 anni il 70% dei rifiuti “d’ufficio”. Il progetto nasce da uno studio sviluppato nel biennio 2016-2017 che ha permesso di analizzare, attraverso un “audit tecnico”, la produzione dei rifiuti nei vari uffici del Ministero. Un analisi che si è soffermata sulla valutazione delle singole merci che entrano in ufficio, quelle di cui hanno bisogno i dipendenti per il proprio lavoro.
Indagando composizione e provenienza dei rifiuti, lo studio ha calcolato che ogni dipendente produce circa 200 chilogrammi di rifiuti l’anno. Numero non esiguo se pensiamo che nel suo rapporto sui Rifiuti Urbani 2016, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) valuta la produzione pro capite di rifiuti per un italiano pari a 488 kg all’anno.
L’immondizia creata durante le ore di lavoro dai dipendenti ministeriali è fatta per la maggior parte da “scarti da ufficio”, dove il 45% è carta. Il resto è da suddividersi per il 17% del totale in “altri generi di carta”, come cartone e carta assorbente, per il 15% in rifiuti organici e cibo, seguono plastica mista al 9% e secco residuo al 5%. Il resto, il 9%, comprende altre tipologie come vetro, metalli e farmaci.
Successiva a questa prima fase di valutazione il Ministero ha, quindi, stabilito le priorità d’intervento per minimizzare la quantità di rifiuti da avviare allo smaltimento. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 70%, lo strumento sulla quale si farà leva sarà incentrato proprio sul “Buon Esempio” che gli uffici ministeriali devono dare all’esterno. I dipendenti saranno infatti tenuti a seguire linee guida contenute in numerosi pannelli affissi nelle varie sedi.
Punti da seguire contenuti anche in un pieghevole – lo stesso è stato studiato in modo da durare nel corso del tempo diventando un porta oggetti da custodire di fianco il proprio pc di lavoro - definito durante la conferenza stampa come “decalogo di buone pratiche ambientali”. Il progetto è ispirato dal principio della condivisione secondo cui le pratiche si diffondono, raggiungendo così i target di riferimento, soprattutto grazie al coinvolgimento. 

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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