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Difendersi dalla siccità

Clima che cambia e acquedotti che perdono: arrivano i consigli di Legambiente per la gestione sostenibile dell'acqua

Mentre quella che riguarda la siccità non è più emergenza ma situazione alla quale dobbiamo necessariamente adattarci, il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici avverte: “In Italia il clima muta più velocemente del previsto”.
“Non è il primo anno e sarà un comportamento sempre più frequente – spiega Paolo Mercogliano del Cmcc - sembra quasi che la realtà superi lo scenario. In Italia si abbatterà un aumento dei periodi di siccità, ovvero l’intervallo di tempo più lungo tra due periodi di pioggia, e una diminuzione delle piogge estive del 20%, rispetto ad oggi; cosa che per esempio al sud, dove piove già poco, è veramente tanto”.
Ma l’Italia, oltre a subire i colpi del clima che modificano la quantità di acqua pro-capite, pecca pure per cattiva gestione. Secondo l’ISPRA in diverse città viene sprecata più del 50% della risorsa idrica. Nel suo lavoro “XII Rapporto Qualità dell’ambiente urbano”, che analizza 116 capoluoghi di provincia, si parla di una perdita media del 35,4% (anno 2015). Le maggiori perdite si verificano nelle città di Cosenza (76,9%), Frosinone (71,9%) e Tempio Pausania (68,6%). Le più virtuose, invece, Macerata (6,6%), Udine (8,8%)e Mantova (9,6%).
Roma, sotto i riflettori proprio in questo momento, sconta i danni dalla mancata prevenzione nel corso degli anni, come conferma Legambiente: “crisi idrica nata da mancati investimenti, altro che svuotare i laghi!”. Solo negli ultimi 6 anni, infatti, le perdite sono passate dal 27% al 44,4%.

Le proposte di Legambiente per la gestione sostenibile delle acque
È l’attuale modello di gestione a non reggere. È quello che, è proprio il caso di dirlo, “fa acqua da tutte le parti”. Dalla gestione domestica alla gestione urbana, fino all’acqua destinata per scopi agricoli. Nel suo manuale “Il mondo è fatto di gocce”, Legambiente individua una serie di buone pratiche di sostenibilità da mettere in campo. Pratiche che per essere efficaci, ed efficienti, devono saper coinvolgere l’intera collettività.
Per quanto riguarda l’acqua in città, si parla di ammodernamento degli acquedotti per ridurre gli sprechi, di potenziamento delle reti di depurazione del territorio ed anche di gestione delle acque piovane, da recuperare e rimettere in circolo negli edifici per usi non potabili. Utili a questo scopo iniziative come “tetti verdi” e i giardini pensili cittadini. Misure che, oltre ad avere un riscontro positivo sui consumi, riescono sia a garantire un miglior isolamento termico degli edifici che un’attività di prevenzione alle sempre più violente piogge che si abbattono sullo Stivale. Sono capaci di filtrare, infatti, la quantità di pioggia che scende dal cielo in un tempo limitato rispetto al passato, in modo da prevenire il rigonfiamento dei torrenti.
Tra gli altri consigli dell’associazione, anche lo stop al consumo di suolo. Perché un terreno libero dal cemento garantisce una migliore permeabilità facendo diminuire i rischi di sprechi ed allagamenti.
Fondamentale portare al centro del dibattito anche il tema del risparmio idrico nei regolamenti condominiali.

L’agricoltura è il principale utilizzatore d’acqua italiano con i suoi 17 miliardi di metri cubi prelevati annualmente. Tra i consigli per questo settore, quello di puntare su sistemi di “microirrigazione a goccia” in grado di garantire fino al 50% in meno di acqua utilizzata. Importante rivedere anche il sistema di tariffazione nella logica di premiare le esperienze più virtuose.

Ogni minuto da un rubinetto aperto possono uscire fino a 10 litri d’acqua, da uno che gocciola addirittura 4 mila l’anno. Anche singolarmente si può contribuire a ridurre gli sprechi. Riduttori di flusso, sciacquoni a basso consumo, elettrodomestici a basso impatto idrico e uno stile di vita più sostenibile incidono, infatti, positivamente sui consumi di acqua. Prendiamo ad esempio i riduttori di flusso, apparecchi poco costosi capaci di miscelare aria all’acqua in uscita: assicurano un risparmio che può arrivare fino al 30%.

E poi c’è la questione, mai secondaria, del prezzo. Come conferma il Presidente di Legambiente Rossella Muroni: “Va fissato a un livello che tenga conto del fatto che si tratta di un bene scarso, finito, destinato a scarseggiare sempre di più per effetto dei cambiamenti climatici, da tutelare nella qualità e da consumarsi parsimoniosamente. Ad una diversa politica tariffaria deve però seguire anche una efficace politica di interventi e miglioramento del servizio. Nonostante lo straordinario successo ai referendum del 2011 in Italia non si è mai veramente aperta una nuova stagione sul tema della gestione pubblica dell’acqua e siamo ancora lontani dalla sua concretizzazione. Al tempo stesso si è ancora distanti da un dibattito serio e approfondito sulla gestione della risorsa idrica, considerando che l’acqua è un diritto, ma anche una responsabilità di cui dobbiamo farci carico tutti, ciascuno per il proprio ruolo e che, dall’esercizio di questa responsabilità dipende la sua conservazione, disponibilità e la qualità di fiumi, laghi, falde e acque marine costiere”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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