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“Improbabile l’obiettivo 1,5 gradi”

Filtrano indiscrezioni sullo speciale report di ottobre dell’IPCC, che intanto compie 30 anni
Lo scorso 26 febbraio la Banca Mondiale attraverso l’iniziativa “Connect4Climate” ha dato il via ai festeggiamenti in onore del trentesimo anniversario dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), il più importante e conosciuto ente di ricerca in materia di cambiamenti climatici, istituito dall’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e dal WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale).
 
La scelta della città ospitante- già anticipata su queste pagine dalle dichiarazioni che il Ministro dell’Ambiente italiano Galletti rilasciò durante la COP 23 di Bonn lo scorso novembre – i festeggiamenti è ricaduta su Bologna che, per l’occasione, si è trasformata (per 24 ore) nella capitale della scienza climatica. 
Ma, festeggiamenti a parte, il 2018 per l’IPCC rimane uno degli anni più importanti della sua storia. C’è infatti attesa per l’uscita dello “special report” previsto per ottobre dove, per la prima volta, vengono analizzati gli impatti del cambiamento climatico al target di 1,5 gradi Celsius (inteso come aumento medio della temperatura globale rispetto ai livelli pre-industriali).
 
“Un rapporto speciale sarà pubblicato a ottobre, in tempo per la COP 24 di dicembre (si terrà a Katowice, Polonia), e conterrà le valutazioni sia per scenari a 1,5°C che a 2°C – ha dichiarato il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee, tra gli ospiti di Bologna – Molto probabilmente questo sarà uno degli anni più importanti nello studio del cambiamento climatico. Abbiamo terminato di selezionare i contributi che faranno parte del 6° Rapporto di Valutazione (Ar6). Sarà il maggior contributo scientifico dopo l’Accordo di Parigi. Nei rapporti precedenti abbiamo dimostrato l’esistenza dei cambiamenti climatici e l’influenza che le attività umane hanno avuto nel sistema climatico. Ciò che differenzierà l’Ar6 dai precedenti è che fornirà una correlazione scientifica tra le azioni nei confronti dei cambiamenti climatici e le politiche economiche. Ora dobbiamo dimostrare come le politiche climatiche saranno fondamentali nei prossimi secoli”.
Intanto, qualche giorno fa, sono trapelate le prime indiscrezioni di quello che dovrebbe comparire all’interno del report di ottobre. Indiscrezioni non proprio rassicuranti.
 
Obiettivo 1,5 gradi impossibile?
Estremamente improbabile mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius”, è la sintesi di quanto emerge dalla bozza di lavoro ottenuta da alcune preziosi fonti quando si parla di clima (come Climate Home News).
Già intorno al 2040 il mondo potrebbe finire il “carbon budget” (quantità di CO2 massima da immettere in atmosfera) a disposizione per rimanere all’interno dell’obiettivo di Parigi: mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro i 2°C e compiere qualsiasi sforzo per restare, appunto, sotto 1,5°C. 
Inoltre: più si ritarda l’azione climatica e più i costi saranno alti; gli impatti del climate change saranno distribuiti in modo disomogeneo su tutto il Pianeta (l’Italia ad esempio subirà effetti negativi maggiori rispetto ai Paesi del Nord Europa); lo stress degli ecosistemi sarà tale da compromettere la sussistenza del genere umano.
 
Va segnalato, però, che l’IPCC ha chiarito che le bozze “non rispecchiano necessariamente la versione finale dello studio” e che “sono fornite ai revisori come documenti di lavoro e quindi non destinate al pubblico, motivo per cui non devono essere citate”.
Non ci resta che attendere, ottobre non è poi così lontano.
 

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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