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Il rinnovamento è anche nel geotermico

La geotermia potrebbe cambiare in maniera radicale, specialmente se dovesse essere approvato un emendamento a Bruxelles

È una rinnovabile "datata" , almeno quanto l'idroelettrico, che potrebbe cambiare pelle e diventare veramente sostenibile. Parliamo della geotermia che nell'immaginario collettivo italiano è ancora legata ai vapori di Larderello, ma che nei fatti ha fatto dei notevoli passi avanti, specialmente sul fronte degli sviluppi tecnologici, al punto che oggi si parla di nuova geotermia. La contrapposizione tra vecchia e nuova geotermia è semplice. La vecchia è quella che sfrutta il calore del fluido geotermico e ne disperde buona parte sotto forma di vapori, anche inquinanti, nell'atmosfera, mentre la nuova è quella che prevede la reimmissione totale del fluido estratto e dei gas incondensabili nel "serbatoio" di provenienza, ossia nel sottosuolo, utilizzando in più il calore residuo, per utilizzi diretti sul territorio, come il teleriscaldamento o il riscaldamento delle serre.

Si tratta di una tecnologia, quindi, che può avere delle ricadute dirette e immediate anche e soprattutto sul territorio, con un alto grado d'accettabilità sociale. «La nuova geotermia è quella a ciclo binario che è un sistema evoluto per estrarre energia, e solo energia, dal sottosuolo. - afferma Fabio Roggiolani vicepresidente di Giga, Gruppo Informale per la Geotermia e l'Ambiente - E la differenza è evidente tra vecchia e nuova geotermia. La prima è sostenibile solo a livello economico, mentre la seconda lo è anche e soprattutto a livello ambientale e sociale».

E anche la scala è importante. le nuove tecnologie geotermiche, infatti, permettono l'utilizzo di questa risorsa del sottosuolo con installazioni mini geotermiche con impianti di potenza inferiore ai due megawatt termici che possono "estrarre" energia con due sistemi. Il primo è quello dell'estrazione e della successiva reimmissione del fluido geotermico attraverso pozzi di una profondità fino a 400 metri, mentre il secondo sistema è quello con il quale si effettua lo scambio di calore direttamente in pozzo, con sonde o scambiatori di calore, senza effettuare il prelievo e la reimmissione. Ma la cosa ancora più interessante è il fatto che la capacità d'utilizzo della temperatura per la produzione elettrica si è abbassata a circa 80°C rendendo molto più disponibili le aree dove si può utilizzare questa fonte. Oltre alla, storica, zona della Toscana compresa tra il Monte Amiata e Larderello, la produzione d'energia elettrica con la nuova geotermia diventa possibile in tutta la Toscana e buona parte di Lazio, Umbria e Campania.

E in particolare nella zona dei Campi Flegrei che potrebbero diventare un vero e proprio giacimento energetico rinnovabile per Napoli e le città limitrofe, dove cittadini e Pmi potrebbero consumare elettricità a chilometri zero e sfruttare il calore per il riscaldamento o i processi produttivi, cosa particolarmente conveniente per l'agricoltura e l'industria agroalimentare. Fin qui abbiamo parlato della geotermia ad alta entalpia che ha adottato alcune tecnologie, come lo scambiatore in pozzo e la sonda, da quella a bassa che ha delle enormi potenzialità per quanto riguarda il riscaldamento/raffrescamento degli edifici.

E una spinta all'innovazione della geotermia potrebbe arrivare dall'Europa che sta ragionando sul futuro dell'energia nel vecchio continente attraverso il pacchetto delle nuove direttive europee sull'energia che sono in dirittura d'arrivo. All'interno di questo contesto sono passati, nella prima fase del dibattito, gli emendamenti dell'eurodeputato del M5S, Dario Tamburrano che sta provando a inserire nelle nuove direttive un limite d'emissione della CO2 e di altri inquinanti immessi in atmosfera dalla vecchia geotermia Flash. Limiti che la renderebbero "non rinnovabile" spingendo la geotermia verso nuove tecnologie innovative. Ora, passati gli emendamenti bisogna attendere il voto in plenaria.

Oltre a ciò c'è anche un settore dove il fabbisogno d'energia è grande e diffuso: quello termico. Grazie all'evoluzione delle pompe di calore, infatti, la geotermia a bassa entalpia è migliorata non poco in termini sia d'economicità, sia di efficienza ed è utilizzabile ovunque con alcuni casi i particolare importanza, come il caso della città di Milano. Nel capoluogo lombardo infatti la falda acquifera si trova quasi sempre a una profondità tra i dieci e i venti metri cosa che consente uno scambio geotermico con l'acqua di falda che è estremamente vantaggioso per gli usi abitativi e del terziario.

E alcune esperienze già realizzate danno indicazioni importanti. È il caso dello stabile di Corso Vercelli a Milano, dove è stato realizzato un intervento di "deep retrofit" energetico che ha visto la geotermia al centro della scena e con il quale si è realizzato un risparmio in bolletta dell'80%, portandolo dalla classe G alla B. L'installazione delle 43 sonde geotermiche è stata realizzata direttamente nei garage sottostanti all'edificio con delle perforatrici di poco meno di tre metri che hanno realizzato dei pozzi da 120 metri, senza dover allontanare le persone dalle abitazioni, cosa che ha dimostrato la versatilità della tecnologia anche nella fase di cantiere.

La presenza degli abitanti, l'età dell'edificio - che risale agli anni sessanta - e la localizzazione in pieno centro urbano, infatti, dimostrano, se ce ne fosse bisogno, il grande potenziale della geotermia a bassa entalpia, la cui applicazione, ormai, non è più un problema tecnologico, ma solo ed esclusivamente finanziario, visto che le cifre che bisogna anticipare possono essere importanti per una singola famiglia. Per questo motivo sarebbe importante l'attivazione, da parte del sistema bancario o di Cassa Depositi e Prestiti, di qualche sistema di finanziamento o anticipazione delle somme utili per la realizzazione dell'impianto che una volta raggiunto il punto di pareggio consente solo guadagni. Sia per il portafoglio dell'utente, sia per l'ambiente, per non parlare del sistema Paese, visti gli effetti positivi su Pil e occupazione. L'ennesima dimostrazione che se si vuole economia e ambiente possono essere coniugati. 

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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