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L'ingegneria italiana sempre più donna

Ma il divario salariale resta. E’ quanto emerge dal consueto rapporto annuale del Centro Studi CNI dedicato alle donne nell’ingegneria italiana

In Italia ci sono 277.201 donne laureate in ingegneria, pari al 26,6% dei laureati in questa disciplina. Tra queste 170.531 appartengono alla classe Architettura e Ingegneria Civile, 106.670 a quella dell’Ingegneria Industriale e dell’Informazione. Considerando l’intera popolazione italiana femminile laureata, la frazione in possesso di un titolo universitario in ingegneria rappresenta circa il 7% del totale. Il fenomeno risulta in grande crescita soprattutto negli ultimi anni, di conseguenza l’età media delle laureate in ingegneria risulta relativamente bassa: meno di 45 anni. Il numero di donne è maggiormente significativo nei corsi di laurea del ramo civile dove arrivano a costituire fino al 60% degli immatricolati. Meno attrattivo per le donne risulta il settore dell’Ingegneria dell’Informazione, dato che rappresentano solo il 22,9% degli immatricolati.

La percentuale di donne iscritte alla facoltà di ingegneria che raggiungono il titolo di Laurea è superiore a quella dei colleghi maschi, a dimostrazione di una ottima motivazione e della consapevolezza della scelta effettuata.

Le donne, inoltre, mostrano di raggiungere ottimi risultati, dal momento che sono meno soggette rispetto agli uomini al fenomeno della dispersione. Se consideriamo le donne nell’ingegneria e nelle discipline Stem, l’Eurostat attesta che l’Italia si colloca al quarto posto in Europa per quota di laureate in ingegneria dopo Romania, Estonia e Bulgaria, molto al di sopra della media UE. È quanto emerge dal rapporto annuale del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri dedicato alle donne nell’ingegneria.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dallo studio emerge che tra tutte le laureate in discipline ingegneristiche circa il 73% svolge un’attività lavorativa. Il dato raggiunge punte del 77% per quanto riguarda il Nord Italia, mentre risulta più basso al Sud: 62%. Purtroppo i dati confermano la persistenza del divario di genere, sia sul piano dei livelli occupazionali che della retribuzione. Ad un anno dalla laurea in ingegneria risultano disoccupati il 10,6% degli uomini, mentre le donne sono al 16,3%. Stesso discorso per i livelli retributivi. A cinque anni dalla laurea magistrale, gli ingegneri guadagnano uno stipendio netto di 1.755 euro, mentre le colleghe donne si fermano a 1.487 euro. Quanto alle nuove assunzioni, nel primo semestre del 2022 risultano assunte 11.152 donne ingegnere, pari a circa il 23,5% del totale delle assunzioni di profili ingegneristici.

“I dati presenti nel nostro rapporto – commenta Giuseppe Margiotta, Consigliere CNI e Presidente del Centro Studi – confermano un trend già ripetutamente registrato negli ultimi anni. Sempre più donne si avvicinano al mondo dell’ingegneria e sono attratte dai corsi di laurea in questa disciplina. L’andamento risulta ormai consolidato ed è lecito attendersi che questo processo verso la parità subirà ulteriori accelerazioni. Mi fa particolarmente piacere notare che il nostro Paese, quanto a donne laureate in ingegneria, si colloca nella fascia alta in Europa, ben al di sopra della media dell’UE e al primo posto tra i paesi più grandi. Purtroppo dobbiamo registrare la persistenza del gap retributivo che vede tuttora le donne penalizzate rispetto agli uomini. Un terreno sul quale il nostro Consiglio Nazionale dovrà concentrarsi, tanto più se si pensa che negli ultimi anni sono state proprio le donne a manifestare maggior interesse ed attenzione nei confronti dell’Albo e del nostro sistema ordinistico”.

 

“La competitività e lo sviluppo sostenibile di un paese sono il risultato della valorizzazione delle proprie risorse – afferma Ippolita Chiarolini, Consigliere CNI -; le laureate in ingegneria e le professioniste sono indubbiamente tra le risorse preziose di cui l’Italia dispone, è quindi fondamentale che la legislazione consideri i presupposti per questa valorizzazione, come ad esempio limitare temporalmente le esperienze per la partecipazione agli appalti pubblici nel nuovo codice, che non consentirebbe la libera scelta di diventare madri. Il Consiglio Nazionale porterà all’attenzione della collettività anche l’importanza delle competenze ingegneristiche femminili, in particolare quelle che appartengono al sistema ordinistico, nei settori e nelle sezioni.”

 

Le donne hanno infatti un effetto particolarmente benefico sull’Albo professionale. Attualmente risultano iscritte 42.200 ingegnere, pari al 17% degli iscritti. Un risultato considerevole se si pensa che solo nel 2017 la quota femminile dell’Albo degli ingegneri era pari al 9%. Tra il 2016 e il 2023 tra le donne c’è stato un incremento del 26,2% di iscrizioni all’Albo, contro appena l’1% degli uomini. Ne consegue che il saldo positivo tra nuove iscrizioni e cancellazioni che ha fatto registrare l’Albo negli ultimi anni è un risultato della sensibilizzazione della comunità alla tematica. L’andamento trova conferma nella presenza femminile al vertice degli Ordini territoriali. Nei Consigli sono presenti in totale 454 donne, pari al 33,8% dei consiglieri. La quota massima si registra nell’Ordine degli Ingegneri di Cuneo dove il 60% dei consiglieri sono donne.