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Un terzo della deforestazione globale causato dall’Europa

I consumatori hanno un ruolo determinante ma devono essere resi maggiormente consapevoli dalla politica che ritarda a intraprendere azioni a tutela degli ecosistemi.

Il settore alimentare dell'Unione Europea, a causa dell'elevata domanda di prodotti agricoli importati come olio di palma, soia, cacao e caffè, contribuisce in modo significativo alla deforestazione e al degrado degli ecosistemi nei Paesi terzi.
Attualmente solo un quarto delle foreste presenti nel mondo possono essere definite “primarie”: ancora non contaminate dall’uomo e che dunque presentano un alto tasso di biodiversità.
Tra gli ecosistemi più conosciuti c’è senza dubbio la foresta amazzonica che ricopre circa il 40% del Sud America e, nonostante abbia perso nel corso degli ultimi 50 anni un quinto della sua estensione, rimane di gran lunga la più grande foresta pluviale del mondo.
Solo nel 2018, il mondo ha perso 3,6 milioni di ettari di foresta pluviale primaria, un'area delle dimensioni del Belgio, ecosistema di fondamentale importanza per lo stoccaggio del carbonio e per i diversi servizi ecosistemici offerti, basti pensare che nelle foreste trovano rifugio molti animali in via di estinzione (tra cui giaguari, oranghi e gorilla), e che le foreste ci difendono dalle inondazioni e dagli eventi estremi.

Gran parte della deforestazione è causata dall'attività umana: da una parte gli incendi aggravati dal fattore climatico e dall’altra attività di disboscamento per ridestinare i terreni all’uso agricolo o alla ricerca di nuove risorse.
L’Europa, pur possedendo aree ridotte di foresta pluviale, non è esente da responsabilità, basti pensare che molte aziende europee determinano i flussi dei prodotti agricoli causa di deforestazione.
Secondo la Commissione Europea, circa un terzo di tutta la deforestazione globale è legata al consumo di prodotti agricoli nell'Unione e, sebbene la maggior parte degli alimenti legati alla deforestazione sia consumata nel paese di origine, molti dei prodotti che utilizziamo quotidianamente sono coinvolti nel processo. Nello specifico, tra tutte le colture e i prodotti di allevamento associati alla deforestazione commercializzati a livello internazionale, l'Europa ha importato e consumato ben il 36% di essi tra il 1990 e il 2008.
Per questo, lo scorso luglio, la Commissione ha pubblicato il testo “long-awaited"” per affrontare il contributo dell'Ue alla deforestazione globale. La comunicazione è stata vista come un passo importante, ma da allora in molti hanno sollecitato i decisori politici a spingersi oltre.

Secondo l’Institute European Environment Policy i consumatori hanno un ruolo determinante da svolgere ma devono essere resi maggiormente consapevoli. Per far cresce dunque questa sensibilità, la politica europea deve incentivare i comportamenti virtuosi attraverso una serie di azioni a tutela degli ecosistemi, tra cui: stabilire una data limite entro la quale i prodotti prodotti senza un'origine garantita priva di deforestazione non sarebbero accettati sui suoi mercati; istituire un quadro normativo per determinare i prodotti agricoli e forestali che possono essere immessi sul mercato dell'Ue, senza compromettere gli ecosistemi naturali interni ed esterni; incoraggiare e facilitare il consumo di prodotti alimentari sostenibili di provenienza locale; introdurre linee guida per l'etichettatura delle materie prime e dei prodotti alimentari privi di deforestazione e di degrado degli ecosistemi negli Stati membri.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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