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Stato di emergenza

Nonostante la fragilità certificata del nostro territorio, l’Italia continua a fare poca prevenzione sugli eventi estremi e la crisi climatica.

Quattro italiani su cinque sono consapevoli dei danni generati dagli eventi estremi e del rischio che il Paese corre senza una efficace attività di prevenzione sui disastri ambientali, ma non investe in sicurezza e punta troppo sulla ricostruzione “dimenticando” di fare prevenzione.
È il monito presente all’interno dell’ultimo studio dal titolo “dall’emergenza alla prevenzione: urge un cambio di paradigma”, pubblicato nel mese di luglio dall’istituto “Ref Ricerche” che segnala una tipica anomalia del Belpaese, nonostante la consapevolezza acquisita durante gli ultimi decenni.
Non basta, infatti, il Piano ProteggiItalia varato da negli ultimi mesi dal ministero dell’ambiente, manovra che, pur andando nella giusta direzione, può e deve rappresentare l’inizio di un nuovo corso per dare continuità all’azione intrapresa: bisogna integrare nelle scelte l’attività di prevenzione.
Una richiesta che arriva direttamente dalla popolazione, basti pensare che l’85% delle persone intervistate sull’argomento, si dice abbastanza preoccupato della gestione del pericolo da parte degli ultimi governi, mentre il 32% del campione è fortemente preoccupato per questo tipo di incuria che sembra non trovare mai una chiave di volta.

Nel documento si legge che “nel corso del tempo, gli effetti del cambiamento climatico in Italia sono stati affrontati in un’ottica di intervento di carattere emergenziale, pensato per lenire gli effetti di calamità già avvenute. E’ invece mancata la prevenzione, coerente con l’aumento di intensità e frequenza degli eventi climatici estremi: l’emergenza è sempre stata nella pratica preferita ad una azione di prevenzione del rischio”.
Una scelta che si traduce, oltre in una perdita maggiore di vite umane, anche in un danno monetario per i cittadini e le casse dello Stato: negli ultimi sei anni i danni certificati ammontano a 9,4 miliardi di euro - se si fosse investito in prevenzione questa cifra sarebbe stata 7 volte inferiore -, e di questi soltanto 950 milioni di euro risultano già elargiti.
Inoltre, sempre nel periodo di tempo messo sotto la lente d’ingrandimento, sono state ben 87 le dichiarazioni di “stato di emergenza” da parte degli enti pubblici per via di siccità, alluvioni e frane, con l’Emilia Romagna ad aver chiesto per 12 volte l’aiuto dello Stato.
Le regioni che hanno registrato il maggior numero di danni sono proprio l’Emilia Romagna e la Campania, seguite da Piemonte e Liguria.
Infine, l’analisi di Ref Ricerche, mette in guardia sulla fragilità del nostro territorio e sul perché diventa sempre più necessario il “cambio di paradigma” nelle strategie politiche auspicato dal documento: due siccità gravi su tre degli ultimi 45 anni in Europa si sono verificate in Italia, il 17% della superficie nazionale è in forte pericolo e sono quasi 1,3 milioni di abitanti a rischio frane (due terzi di tutte le frane censite in Europa dal 2000 si sono verificate in Italia), con oltre 6 milioni di persone minacciate dalle alluvioni.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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